Affascinato. Sì, seguendo la prima conferenza stampa di Andrea Stramaccioni mi sono sentito affascinato da quest’uomo. Felice per l’occasione che Moratti gli ha dato “E’ un bel sogno. Siamo passati dalla vittoria di Londra, che adesso sembra un mese fa, e poi quello che è successo ieri. Sono emozioni che solo il calcio ti può dare. Il settore giovanile è una vittoria per tutti, dell’Inter e del calcio italiano. Il resto è un sogno inaspettato che mi ha regalato il Presidente Moratti, che ringrazio e spero di fare del mio meglio per onorare.”
A chi gli chiede se è un sogno o una paura risponde sicuro “E’ un sogno. Poi devi essere concentrato su quello che fai in campo o su quello che devi dire a un calciatore. Ma il termine paura è un termine inesatto. Da quando mi è stato detto dal Presidente io mi sono solo concentrato su cosa fare sul campo.”
Sulla squadra dice “Io ho detto loro quello che dico a voi. Io sono orgoglioso di poter allenare dei grandi campioni che fino a ieri erano per me campioni che guardavo dietro un cespuglio. Ora sono i miei campioni ed è stato facile entrare in uno spogliatoio con questa professionalità e con questi campioni.” Sottolineiamo parla di “miei” campioni. In questo mi ricorda vagamente qualcuno…
I suoi campioni che “Oggi mi hanno dato del lei, e credo che sia una forma di rispetto, dato che anche io gli darò tutto il rispetto e lo pretenderò. Penso sia normale”. Non è lui che ha chiesto che gli sia dato del lei, è la squadra che gli da del lei. In uno spogliatoio dove molti hanno la tua età o addirittura più anni di te il rispetto dei ruoli è fondamentale.
Ha sicuramente personalità, è sicuro di sé e soprattutto del suo lavoro “Io ieri uscendo dall’incontro con il Presidente mi sono detto che sono stato me stesso con lui quando mi ha proposto questo sogno. E credo che se Moratti che ha fatto la storia del calcio mondiale mi ha scelto, ha fatto le sue valutazioni. Io ho il mio lavoro, e credo che per questo sia stato scelto. Io non ho paura di bruciarmi, alleno grandi campioni, non primavera, ma professionisti. Ho alle spalle la società, con cui condivido ogni decisione, e io devo fare il mio dentro il rettangolo di gioco. I giocatori faranno il resto.” Non ha paura di bruciarsi e soprattutto non teme di avere in mano qualcosa più grande di lui.
Bravissimo anche a dribblare nel modo giusto l’inevitabile spinosa domanda su Mourinho “Io mi sento lontano anni luce da uno degli allenatori migliori al mondo. Io sono l’ultimo arrivato, ho le mie idee, mentre Mou ha le sue che ha già dimostrato quanto valgono. Mourinho rimarrà un mito, io sono io. Capisci cosa intendo? Non posso confrontare quello che ha fatto lui con quello che faccio io qui.” Lui è un mito, ma io ho le mie idee e non ho paura di proporle.
“Mi piace più il verbo trasmettere che insegnare, perché questi giocatori hanno scritto pagine importanti nella storia del calcio e io non devo insegnar loro nulla. Io devo trasmettere le mie idee sul calcio, che sono quelle che mi hanno portato fino a qui. Io ho avuto la fortuna di allenare squadre costruite per vincere e quindi di dovere entrare in campo per fare la partita.”
Sugli obiettivi dice “Ti rispondo con una battuta che Moratti ha fatto ieri in mezzo a una disanima tecnico-tattica. Mi ha detto: guardi, senta, dobbiamo vincere. Il succo è questo.”
Sul fatto che possa sentirsi un predestinato “Predestinato de che? Fortunato mi pare sufficiente per esaurire l’argomento. Predestinato mi pare troppo.”
E sui modelli a cui si ispira “Un allenatore giovane deve rubare tutto quello che trova in tv, da altri, al corso. A Roma quelli che mi hanno trasmesso di più sono stati Spalletti e il suo staff. E sicuramente la sua Roma mi ha ispirato tantissime idee e poi il mister ha una passione travolgente. E poi ci accomuna il fatto che abbiamo preso 7 gol in Inghilterra, ci ho pensato dopo. Ma a parte gli scherzi i modelli sono molti. Ora parlo molto con il mister Sacchi, che un po’ mi fa complimenti e un po’ mi tira le orecchie ma io gliel’ho detto che ancora non ce la faccio a giocare come giocava lui, ma non mi ascolta…”.
Riepilogando. Non ha paura del compito assegnatogli, è sicuro delle sue idee e del suo gioco, ha l’umiltà e l’intelligenza per crescere e migliorare. Questa squadra aveva bisogno di una scossa. Ed eccola qua la scossa. Se dirigenti e tifosi lo sosterranno come merita cosa gli manca per diventare il nostro Guardiola?
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3 commenti:
Ha convinto tutto. Con semplicità, grinta, sicurezza nei propri mezzi.
Se il buongiorno di vede dal mattino...
www.pianetasamp.blogspot.com
Entius, non ti sembra di volare un pò troppo con la fantasia?
Manco ha debuttato e me lo paragoni già a Guardiola per via di una conferenza stampa...suvvia!:-)...Ciao!
Più che un paragone è un'auspicio. La speranza è di aver trovato il nostro Guardiola...
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