E' andato tutto come era stato amaramente previsto. Per la seconda volta nella sua pluricentenaria storia la Triestina è fallita. Questa la decisione, tutt’altro che inattesa, ufficializzata dal Tribunale civile della città giuliana che ha accolto la richiesta avanzata dalla Procura lo scorso 4 gennaio e causata dai sei milioni di indebitamento rilevati nella gestione del presidente Sergio Aletti. Vani quindi i tentativi dello stesso patron di resistere ad un avvenimento ineluttabile varando un aumento di capitale di due milioni che però non fu mai sottoscritto.
Scompare così una delle società storiche del panorama calcistico. Anche se per il momento il titolo sportivo rimane, nella speranza che nei prossimi mesi qualche imprenditore locale si faccia avanti per salvare la società che visse il suo momento d’oro grazie al mitico Nereo Rocco.
Chiunque abbia un po’ a cuore il pallone, non può non essere affezionato al ricordo del paròn Rocco, del quale proprio quest´anno si celebra il centenario della nascita (20 maggio 1912) con varie iniziative e una grande mostra curata da Gigi Garanzini.
Rocco nella Triestina giocò (e fu il primo, di quelle terre, ad arrivare in nazionale) e poi allenò gli alabardati, sfiorando addirittura lo scudetto nel ‘48, l´ultimo vinto dal Grande Torino (il successivo sarebbe stato assegnato alla memoria), prima della sciagura di Superga. Il paròn, burbero benefico, aveva introdotto il “mezzo modulo”, una specie di genitore del calcio all´italiana, lui che in quella stagione memorabile usò appena quindici giocatori.
Un decennio prima, la Triestina aveva dato addirittura tre elementi all´Italia campione del mondo:
Piero Pasinati, Gino Colaussi e Bruno Chizzo, e il resto se lo porta via il tempo.
Non i versi di Saba, però, che in “Squadra paesana” scrive: “Anch´io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati/sputati dalla terra natìa,/da tutto un popolo amati”.
La Triestina rimase in A, ininterrottamente, dal ´29 al ´57, sola in testa nel ´42, poi la caduta inesorabile, l´ultima serie B due anni fa, quindi lo schianto in prima divisione-Lega Pro. Infine, il baratro contabile e l’onta del tribunale.
E ora rimane solo la speranza. La speranza che, rispetto al ’94 quando avvenne l’altro fallimento, arrivi qualcuno a salvarla. E a salvare il ricordo di una grande società storica.
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!
2 commenti:
Niente di nuovo sotto questo cielo. In Lega Pro le società vivacchiano alla meno peggio e basta una gestione scellerata per ritrovarsi nella melma.
Basta guardare quante società sono fallite negli ultimi anni.
Almeno la Triestina ha una piccola speranza di salvarsi. Se da qui a giugno qualcuno si farà vivo potrebbe rimanere in Lega Pro e non dover ripartire dai Dilettanti.
Posta un commento