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lunedì 1 agosto 2011

CASO BERGAMINI. SPUNTA LA DROGA E IL GIRO DELLE SCOMMESSE

Rimane ancora avvolta nel mistero la morte di Donato Bergamini. L’ex calciatore del Cosenza morto in circostanze ancora tutte da verificare 22 anni fa.
Le nuove p
rove che hanno permesso la riapertura dell’inchiesta sembrano puntare ad un giro di traffico di droga e scommesse gestito dalla malavita calabrese. Ai giocatori, quando il Cosenza saliva in trasferta al Nord, venivano date scatole di cioccolatini, che a quanto pare contenevano invece stupefacenti da spacciare nel mercato dell'Italia settentrionale.
E' possibile che Donato se ne sia accorto e per questo sia stato ucciso? Le dichiarazioni di un boss pentito portano poi alla luce un sistema di "aggiustamento" delle partite continuato fino all'ultima gara giocata da Bergamini, Monza-Cosenza 1-1 del 12 novembre 1989. Anche qui può darsi che il centrocampista si sia rifiutato di aderire ad una pratica diffusa e quindi messo a tacere. Supposizioni, certo, che comunque non sono proprio campate per aria in un mondo da sempre al centro degli scandali.
Ma ci sono parecchie anomalie anche in tutta la vicenda. Come il comportamento della fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, presente a Roseto capo Spulico al momento della tragedia.
La ragazza non chiamò subito i carabinieri, ma raccontò di un fantomatico soccorritore (scomparso poi nel nulla) il quale arrivato sul posto lasciava la moglie incinta lì sulla Statale, davanti al cadavere di uno sconosciuto, per di più in una sera di pioggia, e prendeva la guida della Maserati per accompagnarla in un ristorante di Roseto Marina dove le prime telefonate che fece furono al compagno di squadra Marino, all’allenatore Gigi Simoni, a sua madre e al direttore sportivo Ranzani.
In quella circostanza la Maserati di Bergamini scompare per poi rispuntare il giorno dopo consegnata al padre del giocatore, linda come se fosse appena uscita dalla fabbrica, priva di ogni traccia per effettuare i rilevamenti scientifici del caso.
Infine c’è la figura di Alfredo Rende, magazziniere del Cosenza, informato su questo e altri episodi, che fu indotto al silenzio. Fino al giorno in cui, forse punto dal rimorso, Alfredo telefonò a casa Bergamini, annunciando che a fine campionato si sarebbe recato a Boccaleone per raccontare tutto. Ma di lì a poco Rende sarebbe morto, anche lui vittima di uno strano incidente d’auto, e guarda caso sempre lungo la Statale Jonica 106.
Insomma la verità sulla morte del povero Donato Bergamini è ancora molto lontana dall'essere scoperta. E probabilmente l’unica certezza è quella di Carlo Petrini, ex calciatore di Milan e Roma, che nel 2001 scrisse un libro sulla vicenda: "Donato sotto quel camion non si è buttato. E' arrivato lì morto".


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2 commenti:

Theseus ha detto...

Un mistero che, ahinoi, secondo me non sarà mai svelato.
Troppi interessi in ballo, troppe cose da nascondere e tacere. La tanto agognata verità non la sapremo mai.

El Cabezon ha detto...

www.pianetasamp.blogspot.com

Ma cos'è che ha fatto riaprire il caso?
Cmq d'accordo con Theseus è passato troppo tempo sarà pressochè impossibile arrivare alla verità...ciao!