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mercoledì 8 aprile 2020

ALEMAO E QUELLA MONETINA CHE DECISE LO SCUDETTO

8 aprile 1990. Atalanta-Napoli. Monetina. Alemao. Ok, avete già capito tutto. Lo scudetto se lo contendono il Napoli, smanioso di conquistare il suo secondo scudetto, e Milan, campione d'Europa in carica. Maradona, Careca, Carnevale e Zola da una parte, Van Basten, Baresi, Maldini e Massaro dall'altra.
Ma il destino della stagione cambiò quell’8 aprile. Il Milan va a Bologna, il Napoli fa visita all’Atalanta. I due big match si stanno trascinando verso un doppio 0-0, quando al Comunale di Bergamo (non ancora Atleti Azzurri d'Italia) le contestazioni del pubblico di casa provocarono qualcosa di imprevisto. Alemao, metronomo del centrocampo azzurro, si portò una mano sulla testa camminando lentamente verso la linea di fondocampo: lo aveva centrato una monetina. Immediati i soccorsi dei sanitari, a partire dal massaggiatore del Napoli Salvatore Carmando: il brasiliano, superata l'iniziale paura, non sembrò in condizioni poi così preoccupanti.
Proprio Carmando, però, apparve decisamente in allarme e sembrò volerlo proteggere da enormi rischi. Alemao, che mai aveva perso la forza nelle gambe, uscito dal terreno di gioco cadde sull'erba di Bergamo. Le normative vigenti all'epoca parlavano chiaro: di fronte a simili episodi il risultato della partita era segnato e portava al 2-0 a tavolino. E, dopo l'ingresso in campo di Zola al posto di Alemao, così finì quella partita.
La sensazione, suffragata addirittura dagli avvocati del Milan, era però diversa: il labiale di Carmando tradiva un chiaro "Buttati a terra", che sembrava suggerire una volontà di trasformare un brutto episodio in una circostanza da sfruttare a proprio vantaggio. Altra chiave di lettura fu che Carmando volesse chiedere al giocatore di stare a terra per poterlo medicare più agevolmente (Alemao era molto più alto di lui). Il massaggiatore per anni avrebbe professato la propria innocenza, affermando di essere stato genuinamente preoccupato per le condizioni del calciatore (concetto ribadito anche in una sua autobiografia del 2015). Diversa la versione dello stesso Alemao, più volte apparso infastidito dalle circostanze che lo consegnarono alla storia per un simile episodio.
Quella domenica di campionato si concluse tra mille polemiche, proseguite per settimane e settimane: anche perché nel frattempo anche il Milan era uscito indenne da Bologna con un episodio molto controverso, un gol rossoblù di Marronaro non convalidato nonostante il pallone avesse ampiamente superato la linea di porta. Questo però non fu sufficiente a placare gli animi, o a dare l'immagine di una reciproca compensazione. Tanto che la monetina di Alemao diventò insieme a Maradona uno dei simboli di quello scudetto, poi effettivamente vinto dal Napoli. E da allora la "vittoria a tavolino automatica" in casi del genere fu abolita per sempre.

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3 commenti:

Ciro ha detto...

Fu un episodio molto discusso. Carmando mise in atto una furbata niente male. E lo dico da napoletano. Ma in amore e in guerra (e la corsa scudetto è una guerra) tutto è concesso.

Collettivo Contro i Ladri di Scudetti ha detto...

In amore e in guerra tutto è concesso. Quindi, Ciro, secondo te quello che fa da anni la Juventus è lecito? Il fine giustifica i mezzi?

Winnie ha detto...

Episodio che ha fatto storia.
Quasi una ragazzata se paragonata a certe ladrate...