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venerdì 20 novembre 2015

MONDIALI UNDER 17, TRIONFA ANCORA UNA VOLTA LA NIGERIA

Emmanuel Petit (Canada 1987), Alessandro Del Piero (Italia 1991), Gianluigi Buffon e Francesco Totti (Giappone 1993), Ronaldinho, Iker Casillas, Xavi e Roman Weidenfeller (Egitto 1997), Pepe Reina (Nuova Zelanda 1999), Andrés Iniesta e Fernando Torres (Trinidad & Tobago 2001), Cesc Fàbregas e David Silva (Finlandia 2003), Toni Kroos (Corea Del Sud 2007), Shkodran Mustafi e Mario Götze (Nigeria 2009): spulciando gli archivi di questa prestigioso festival biennale del calcio giovanile introdotto dalla Fifa nel 1985 e riservato in origine agli Under 16 (il limite di età fu innalzato nel 1991), sono ben sedici i campioni del mondo senior che in passato vi hanno preso parte. Di questi, l’unico ad aver trionfato con la propria nazionale anche in tale contesto è stato il geniale brasiliano, condividendo la propria gioia con i vari Matuzalém, Geovanni e Fábio Pinto, mentre solo gli attuali interni di Real Madrid e Chelsea riuscirono ad aggiudicarsi il Golden Ball, ossia il riconoscimento assegnato al miglior calciatore del torneo.

La sedicesima edizione, conclusasi l’otto novembre con un inedito derby africano nello scenario dell’Estadio Sausalito di Viña del Mar, ha ribadito il dominio dei detentori del titolo nigeriani, giunti ormai alla quinta affermazione (per gli amanti dei numeri, a corollario vi sono tre piazze d’onore; in sostanza, le Golden Eaglets hanno preso parte alla finalissima nel 50% delle occasioni, statistica piuttosto eloquente) in un albo d’oro dove il Brasile resta fermo al terzo alloro ottenuto dodici anni fa, precedendo Ghana (1991 e 1995) e Messico (2005 e 2011); Urss (1987), Arabia Saudita (1989), Francia (2001) e Svizzera (2009) completano il quadro delle squadre titolate sino ad oggi.
Per quanto concerne il mero piano estetico e spettacolare (la media reti per partita di 2,9 – la medesima del 2009 – è stata la più bassa dell’ultimo ventennio) non si sia trattato di un torneo memorabile; come spesso accaduto in passato, infatti, lo strapotere sancito dalla precoce gagliardia fisica già raggiunta dai veementi atleti con la casacca verde ha un po’ appiattito i contenuti tecnici potenzialmente più suggestivi.
Verosimilmente molti dei protagonisti di queste tre settimane cilene spariranno in futuro dai radar del calcio che conta, non sempre i talenti più promettenti riescono a confermarsi nella spietata selezione naturale dei livelli più alti. Alzi la mano chi è in grado di ricordare come sono proseguite le carriere dei ghanesi Nii Odartey Lamptey (fantomatico ‘Pelé africano’ premiato come Most Valuable Player nella finora unica edizione organizzata all’interno dei nostri confini, di fronte a futuri fuoriclasse quali appunto Del Piero e Juan Sebastián Verón, per tacer di Marcelo Gallardo o Samuel Kuffour) e Daniel Addo (1993), Mohammed Amar Al-Kathiri (Oman, 1995), o perché no i più attempati William César de Oliveira (Brasile, 1985), Philip Osondu (Nigeria, 1987) e lo scozzese James Will (1989).
E l’Italia? Assenti ingiustificati per la nona volta (il miglior risultato resta a tutt’oggi la quarta piazza raggiunta nel 1987 dall’Under 16 di Comunardo Niccolai, trascinata da Gianluca Pessotto e dalla verve di Massimiliano Cappellini e capitan Fabio Gallo, in pratica il gruppo che conquistò anche l’ultimo alloro continentale nella categoria, revocato in seguito dalla Fifa per la non eleggibilità tra i convocati di Roberto Secci), gli Azzurrini guidati dall’attuale allenatore del Pordenone Bruno Tedino hanno sprecato le loro chances di qualificazione nel corso degli Europei disputati in Bulgaria (6-22 maggio 2015), perdendo nettamente sia i quarti di finale al cospetto della Francia (0-3 senz’appello) che lo spareggio all’Arena Sozopol contro la Croazia (0-1), malgrado le accettabili prestazioni fornite dal palermitano Simone Lo Faso, l’atalantino Filippo Melegoni e la spina dorsale made-in-Milan costituita da Gianluigi Donnarumma, Andres Llamas Acuna, Manuel Locatelli e Patrick Cutrone.

ARTICOLO TRATTO DA: GUERIN SPORTIVO


1 commento:

Pakos ha detto...

Spesso e volentieri si perdono per strada i giocatori dell'Under 21, figuriamoci quelli dell'Under 17 che sono ancora più giovani ed acerbi.
A volte basta un niente per diventare un campione o bruciarsi senza appello. Andate a rileggere le formazioni delle nazionali che negli anni scorsi hanno trionfato nelle competizioni giovanili e vedrete quanti campioni, o aspiranti tali, si sono persi per strada.