Certe cose vanno viste e analizzate a sangue freddo. Dopo qualche ora, magari il giorno dopo. Ecco Torino-Inter è una di quelle cose che va analizzata con calma, perché non è solo una partita andata male, non è solo tre punti persi. E molto molto molto di più.
Prendete il gol del Torino. Dopo cinque occasioni d’oro per l’Inter dove Sirigu sembrava la reincarnazione di Jascin, i granata si affacciano dalle nostre parti. Belotti ha la palla tra i piedi, non sa a chi darla, impreca contro i compagni che non si smarcano, che non si propongono. Arriva Perisic da dietro, cerca di togliergli la palla e ci riesce. Solo che il suo tocco diventa un assist perfetto per De Silvestri che la dà a Ljajic, il quale la butta dentro. 1-0 per il Torino. E il risultato non cambia più nonostante l’Inter crei altre 4-5 occasioni nei successivi 54 minuti e colpisca anche un palo con Rafinha.
Roba che se lo racconti non ti crede nessuno, roba che a confronto Fantozzi sembra Paperoga. Se la Dea Eupalla ci avesse voluto un pochino di bene ora saremmo terzi a +2 su Roma e Lazio, anzi a +4 perché dovremmo contare anche i punti persi immeritatamente nel derby. E invece noi dobbiamo fare tutto da soli, senza aiuti dalla buona sorte. Non abbiamo la fortuna del Milan che vince al 94esimo col Genoa e pareggia al 85esimo col Sassuolo, né quella della Lazio che col Cagliari trova il gol del pareggio con un colpo di tacco casuale al 90esimo.
E anche fare tutto da soli non basta. Per dire ieri abbiamo fatto 15 tiri in porta (il Torino solo uno), abbiamo battuto 15-16 calcio d’angolo (il Torino uno o due, non ricordo con esattezza). E vogliamo parlare delle azioni d’attacco? Dei cross? Delle occasioni create? Tutto inutile se la casella dei punti segna zero. E il guaio è che non possiamo nemmeno incazzarci con i nostri ragazzi. Mercoledì almeno potevamo prendercela con Icardi che ha sprecato due gol clamorosi (oltre ad un gol annullato che dopo cinque giorni ancora faccio fatica a digerire).
Ma ieri? Cosa possiamo rimproverare ai nostri gicoatori? Di non aver giocato bene? Non credo proprio. Di non essersi impegnati? Direi di no. Di non aver creato occasioni da rete? Assolutamente no. Forse di aver sprecato qualcosina? ma anche no. Se il palo di Rafinha fosse entrato saremmo qui a parlare di ben altra partita. E state pur certi che se ieri avessimo segnato un gol, poi ne sarebbero arrivati altri 2-3 (sensazione personale, sia ben inteso).
Vabbè, duole dirlo, ma purtroppo la considerazione fatta giovedì/venerdì vale anche oggi. Inutile piangersi addosso, bisogna guardare avanti e non mollare la presa. La lotta per la Champions League è molto equilibrata e per questo molto molto incerta (per dire, domenica c’è il derby, se pareggiano e noi vinciamo a Bergamo saliamo al terzo posto). Di conseguenza non possiamo perderci il lusso di mollare nemmeno un centimetro. Bisogna lottare con le unghie e con i denti fino alla fine, contando solo sulle nostre forze e senza sperare in aiuti da parte della Dea Eupalla o, peggio ancora, di rigori generosi come quelli che sabato sono stati assegnati alla Juventus a Benevento. Possiamo e dobbiamo farcela contando solo su noi stessi. E guai a chi non ci crede fino alla fine. FORZA INTER !!!
3 commenti:
Non credo che sia solo questione di fortuna o sfortuna.
La fortuna aiuta gli audaci, lo hai scritto anche te. Evidentemente non siamo stati abbastanza audaci...
Non siamo noi che non siamo stati audaci, sono loro che hanno avuto un culo sfacciato ed enorme.
Non è questione di fortuna o sfortuna. E' questione di riuscire a segnare o a non segnare quando la fortuna ti gira le spalle.
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