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domenica 8 maggio 2016

QUARTI: E’ MEGLIO CHE ESSERE QUINTI, MA L’OBIETTIVO ERA UN ALTRO

Ieri sera per commentare la conquista matematica del quarto posto, ho scritto ironicamente “Sempre meglio che quinti…”. Nel scriverlo mi è venuta in mente una battuta di un film di Pieraccioni dove il protagonista, commentando il fatto che fosse arrivato secondo ad un concorso letterario, diceva “Secondo è buono, è quasi primo. Ora vedi che uno che conquista la medaglia d’argento alle Olimpiadi l’è un bischero.”
Ecco, secondo è (quasi sempre) buono, quarto un po’ meno. O meglio, bisogna vedere quanto vale quel quarto posto. In un Olimpiade non vale nulla (serve solo a rimanere con tanto amaro in bocca). Qualche anno fa in Serie A arrivare quarti permetteva l’accesso alla Champions League e allora sì, il quarto posto era prezioso. Oggi che vale solo l’accesso diretto all’Europa League arrivare quarti non è poi così eccezionale. Tanto più se gli obiettivi di inizio stagione erano ben altri. La campagna acquisti dell’Inter nella scorsa estate aveva come obiettivo il raggiungimento della qualificazione in Champions League e ad agosto il nostro obiettivo era quello.

Obiettivo che è rimasto tale per quasi tutta la stagione. E solo a metà aprile, dopo la sconfitta di Genova (l’ennesima di un 2016 fin qui molto al di sotto delle attese) abbiamo dovuto correggere il tiro e puntare al quarto posto.

Per quanto possa sembrare paradossale è stata più positiva la stagione di un’Udinese che ha raggiunto l’obiettivo salvezza, che non quella dell’Inter che ha fallito l’obiettivo Champions League. Ancora una volta abbiamo assistito ad una stagione di transizione, dove abbiamo fatto bene, siamo migliorati rispetto all’anno precedente ma dove abbiamo continuato a vedere vincere gli altri.
La cosa che mi consola e mi fa essere ottimista per il futuro è che abbiamo assistito alla miglior stagione dell’ultimo quinquennio. Non arrivavamo così in alto dalla stagione post-Triplete quando contendemmo lo scudetto al Milan. Come già scrivevo ieri sera, c’è una buona intelaiatura ma bisogna fare gli innesti giusti nei ruoli dove abbiamo lacune. Servono terzini decenti, un buon regista, attaccanti di sostanza. I vari D’Ambrosio, Nagatomo, Melo, Jovetic, Ljajic, Biabiany, possono al limite rimanere come rincalzi, panchinari da inserire al bisogno, ma non sono di certo giocatori da schierare titolari. Ovviamente il mio discorso dà per scontato che si continui col progetto iniziato un anno e mezzo fa con l’arrivo di Mancini. Nella malaugurata ipotesi che dovesse andare via Mancini, o che vengano ceduti giocatori fondamentali per questa Inter come Miranda, Icardi o Perisic (giusto per farei primi nomi che mi vengono in mente), allora la prospettiva cambia totalmente perché il progetto verrebbe azzerato e potrebbero passare ancora altri 1-2 anni prima di riprovare a vincere. E sinceramente, almeno per quanto mi riguarda, mi sono rotto le scatole di questa situazione (che dura ormai da cinque anni) dove gli altri continuano a vincere e noi rimaniamo a guardare. Voglio riassaporare nuovamente l’ebbrezza della vittoria. E credo che tutto il popolo nerazzurro vuole la stessa cosa. Ovvero, come ho scritto ieri sera, “tornare ad essere nuovamente competitivi e ricominciare a mettere trofei in bacheca.” FORZA INTER !!!

3 commenti:

Nicola ha detto...

E tu vorresti andare avanti con Mancini??? Ma stiamo scherzando? Simeone subito!!!

Brother ha detto...

Certamente. Perché Simeone lascia l'Atletico Madrid per venire all'Inter. Lasciare una squadra che è in finale di Champions League e lotta per la Liga Spagnola, per venire a giocarsi un terzo posto e un'Europa League a Milano. Ma daiiiiiiii

Mark della Nord ha detto...

Pensieri sparsi.
- Vista la situazione, soprattutto economica, che non ci permette di intervenire in maniera decisiva sul mercato acquistando almeno 2 top player, l'anno prossimo si dovrebbe puntare decisamente all' EL, la cui vittoria dà l'accesso alla Champions, e alla Coppa Italia, che dà l'accesso diretto in EL.
Almeno tre squadre attualmente ci sono superiori e raggiungere il terzo posto è quasi impossibile, considerando anche il fatto che le tre si rinforzeranno.
Superare la fase a gironi in Europa non dovrebbe essere un problema e poi, nei doppi confronti potremmo giocarcela; mentre in un torneo lungo 38 partite, alla lunga, non reggeremmo il confronto con chi ha più mezzi di noi, tecnici ed economici.
- Il tanto decantato Simeone opera nella più stretta, ferrea e consolidata tradizione italiana: difesa-ripartenza-contropiede.
Quando deve fare gioco (come è successo ieri, quando ha perso il campionato venendo sconfitto alla penultima giornata dall'ultima della classifica, e per giunta già retrocessa) trova grandi difficoltà.
Pertanto io ci penserei molto prima di chiamarlo all'Inter.
Probabilmente non è il tecnico che fa per noi.
- Il rigore fischiato ieri sera contro la juve è proprio ridicolo: un normalissimo contrasto di gioco, limpido e regolare.
Due mesi fa non sarebbe mai stato concesso.
Ieri, invece, a giochi fatti, forse si voleva permettere a Toni di chiudere in bellezza.