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martedì 29 novembre 2011

CRISI, LA RAI DICE ADDIO A 90° MINUTO?

I giovani appassionati di calcio sono cresciuti a pane e Sky, ma già per noi trentenni “90° minuto” (con quella sigla simpatica ma non assillante, che a chiamarla con il suo nome vero, "Pancho", non la conosce nessuno, ma a dire "La sigla di 90°" era tutto un annuire) rappresenta un ricordo incancellabile: è stata una trasmissione mitica della Rai, ormai surclassata dalle pay-tv e da internet. Una volta, sembra un secolo fa invece è roba di 15 anni fa, non si vedevano le partite del campionato in diretta e, dopo aver ascoltato con trepidazione “Tutto il calcio minuto per minuto” alla radio, ci si catapultava davanti alla tv di Stato per godersi i gol della serie A. Anche perché, accanto alle prodezze dei bomber, c'erano giornalisti-inviati assolutamente spettacolari come l'indimenticabile Beppe Viola (numero uno per ironia e competenza), il simpatico Tonino Carino da Ascoli, Gianni Vasino da Milano (ma si vedeva anche a Bergamo, così come Franco Zuccalà), Giorgio Bubba da Genova, Luigi Necco da Napoli, Franco Strippoli dalla Puglia, Cesare Castellotti da Torino e Giampiero Galeazzi da Roma. Successivamente arrivarono anche Alfredo Liguori da Genova, Carlo Nesti da Torino, Marcello Giannini da Firenze, la mia conterranea Donatella Scarnati (una donna??) sempre da Roma e Lamberto Sposini da Perugia. I 41 anni ininterrotti di trasmissione stanno per finire. La Rai, infatti, si sta preparando a tagliare due o tre trasmissioni sportive (oltre a 90°, rischia anche Stadio Sprint) per questioni di diritti televisivi. Dovrebbe salvarsi, quindi, la sola Domenica Sportiva. E, secondo indiscrezioni, starebbe anche per finire l'era di Tutto il calcio minuto per minuto in radio: altri network sono disposti a offrire alla Lega calcio più di quanto non possa o non voglia fare il servizio pubblico. Chiudere 90° è dare l'addio a una trasmissione che veramente, all'epoca di quel calcio che sembra lontano ma che era solo ieri, arrivava a tenere davanti al video quasi la metà del Paese. Voluta da Maurizio Barendson, Paolo Valenti e Remo Pascucci, fu legata per quasi 20 anni al volto di Valenti. Tutte le partite di Serie A e B in circa un'ora di trasmissione, soltanto gol, azioni e niente chiacchiere. Ora, come detto, c'è il rischio che la Rai riduca le sue risorse economiche da destinare per il calcio e la mannaia dovrebbe abbattersi anche sul cult “90° minuto”. I segnali sembrano inequivocabili. La Rai ha offerto cifre in ribasso per i diritti in chiaro dal 2012 al 2015, nel prossimo anno trasmetterà soltanto 200 ore dell'Olimpiade di Londra e non avrà più la Champions League (Sky a pagamento e Mediaset in chiaro). Non si sa nemmeno se sarà in grado di salvare il minimo, ovvero la Coppa Italia 2012. Il calcio in Rai sarà, probabilmente, quasi solo la Nazionale. Di certo al momento c'è solo la trasmissione dei prossimi Europei (esclusiva del servizio pubblico) e solamente 25 partite dei Mondiali 2014. Con tanti saluti al cosiddetto "servizio pubblico". E l’addio a “90° minuto”.
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3 commenti:

Pakos ha detto...

E' quasi inevitabile che sia così. 20 anni fa 90° minuto aveva un senso. I gol li vedevi lì oppure rischiavi di perderteli.
Oggi tra Sky e Mediaset arrivi alle 18 che i gol li hai imparati a memoria.

Simone ha detto...

E inoltre teniamo in conto anche il campionato-spezzatino. Per dire domenica scorsa si sono giocate appena quattro partite su dieci di pomeriggio.

Entius ha detto...

La razionalizzazione dei costi e gli 'spezzatini' che stanno ormai caratterizzando il calcio italiano potrebbero mandare in pensione "90° minuto".
E per dire 'no' alla soppressione si è mossa anche Bruna Liguori, vedova di Paolo Valenti, garbato e sorridente conduttore della trasmissione fino al 1990, quando è scomparso. La donna ha scritto una lettera al "Corriere della Sera". "90° minuto è parte della storia italiana - ha sottolineato -: è l'appuntamento fisso della domenica pomeriggio per milioni di sportivi. La trasmissione metteva d'accordo proprio tutti, anche le stesse donne, che in altre occasioni avrebbero protestato perché il marito vedeva troppe partite di calcio. È vero che quel tempo appare lontano, quando in casa c'era una sola televisione e per di più era in bianco e nero. Perché non conservare almeno quel momento di genuinità della domenica? 90° minuto infatti non è da considerare solo una trasmissione calcistica, che parla di giocatori e gol. 90° minuto significa qualcosa di più. Quando infatti ci furono i primi episodi di violenza nello sport, sebbene ancora sporadici, Paolo Valenti e la sua trasmissione cominciarono a propagandare la non violenza e il fair play, tanto da divenirne il simbolo. Ed ecco perché ritengo che tutelare l'inno alla non violenza implichi la conservazione di 90° minuto".
"Possibile che il denaro vinca su qualsiasi cosa?", l'ultima amara domanda-riflessione della signora Valenti. (http://sport.libero.it/calcio/75055/90-minuto-va-salvato?ssonc=1296840059&ssonc=1309548215)