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sabato 9 luglio 2022

STORIE DI BIDONI – BORISLAV CVETKOVIC

Acquistati con la fama di campioni in grado di fare la differenza e finiti presto nel dimenticatoio. Sono tanti i bidoni arrivati in Italia preceduti e/o seguiti da grandi titoli di giornali e grandi aspettative dei propri tifosi e andati via senza troppo rimpianti. Elencarli tutti è impossibile, proveremo a ricordarne qualcuno. 

BORISLAV CVETKOVIC 
Luogo di Nascita: Karlovac (Croazia) 
Data di Nascita: 30/09/1962 
Ruolo: Centrocampista 
Squadra: Ascoli 

Classica Ala, spesso impiegato anche come rifinitore, esordisce nell’allora campionato jugoslavo nel 1980, diventando ben presto uno dei pilastri del centrocampo. Nel 1986 si trasferisce alla Stella Rossa, affermandosi così anche in ambito internazionale (dopo aver vinto 2 Scudetti e 1 Coppa di Jugoslavia) grazie alla partecipazione della sua squadra alla Coppa dei Campioni, la massima rassegna continentale, conquistando pure il titolo di capocannoniere della manifestazione nel 1987, con ben 7 reti realizzate. 
L’anno seguente, con questo interessante biglietto da visita, viene ingaggiato dall’Ascoli, dove gioca per tre anni, l’ultimo dei quali in Serie B. Nel campionato italiano gioca abbastanza bene, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Anguilla di Karlovac”, per la sua abilità, già vista in Patria, nello “sgusciare” tra le difese avversarie. Il suo unico grande difetto era quello di non avere una gran confidenza col gol, visto che spesso vanificava facili occasioni perdendosi sul più bello. 
Dopo una salvezza contraddistinta però da una montagna di errori a livello personale, a causa di parecchie difficoltà di adattamento ai ritmi del campionato italiano, con la piccola soddisfazione di aver segnato una rete al San Paolo di Napoli al cospetto del grande Diego Armando Maradona, nella stagione successiva la squadra finisce in Serie B all’ultimo posto in classifica. 
Il purgatorio nel torneo cadetto durò solo un anno, ma verso il finale di stagione si infortunò gravemente, tanto da essere costretto a restare fermo per un anno. L’Ascoli lo lasciò libero al termine del contratto (sostituendolo con Troglio), e dopo un intero campionato passato a leccarsi le ferite, si guardò intorno, si sentì abbandonato e dimenticato da tutti, e arrivò a firmare per la Maceratese, che nel 1992 si apprestava a disputare il campionato di Serie D. Da Ascoli Piceno a Macerata: geograficamente parlando molto vicine, ma da un punto di vista calcistico decisamente agli antipodi. 
Dalla Serie A appena conquistata sul campo alla Serie D nel giro di un solo anno: se non è un record, poco ci manca. Un salto all’indietro che, per un giocatore che aveva anche collezionato 14 presenze con 2 reti – dal 1983 al 1988 – con la maglia della Nazionale della Jugoslavia, aveva il sapore della fine, forse un pochino prematura. Nonostante le sue ottime giocate di cui fu protagonista, in tutto l’arco del campionato segnò 8 gol. 
Così, seppur con la squadra marchigiana avesse conquistato la promozione in Serie C2, vincendo il Girone E dell’Interregionale, nel 1993 passa alla Casertana. Un’altra stagione fatta di luci ed ombre, con un secondo posto finale colmo di rimpianti, fino alla decisione di chiudere in Patria, nell’ambiguo e semisconosciuto Borac Cacak, dove spende gli ultimi spiccioli della carriera.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ad Ascoli abbiamo visto di peggio, fidati.