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martedì 6 giugno 2017

ADDIO A SARTI, PORTIERE DELLA GRANDE INTER

"Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso". Come una filastrocca, quelle filastrocche che ci insegnavano da bambini. I meno giovani l’hanno imparata a memoria da ragazzi, vedendo giocare la Grande Inter di Helenio Herrera e l’hanno tramandata alle generazioni future.
“Sarti, Burgnich, Facchetti..”, la filastrocca che ha affascinato generazioni intere di tifosi nerazzurri oggi è sulla bocca di tutti. E non per un evento piacevole.
Stamattina a Firenze è morto all’età di 83 anni Giuliano Sarti, storico portiere di quella Inter che dominò il mondo.
Nato a Castello d'Argile (Bologna) il 2 ottobre 1933, è considerato tra i migliori portieri italiani di sempre, numero uno della Grande Inter di Herrera. Arrivò nel calcio quasi per caso. Era alto e magro, lo misero in porta. Era il più bravo di tutti. Dopo Centese e Bondenese esordì in A con la Fiorentina: resta storico e scolpito nella leggenda il primo scudetto della Viola, al punto che è stato inserito nella Hall of Fame del club toscano. Nove stagioni, con anche una coppa Grasshoppers, una Coppa Italia e una Coppa delle Coppe.

Poi il salto nella Grande Inter di Helenio Herrera, nel 1963. Due scudetti ('64-'65 e '65'-66) con due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali. Sempre lì, a volare tra i pali. Tanti successi straordinari. Era l'uomo di ghiaccio, quello che Helenio Herrera ribattezzò "l'hombre della rivolucion". Poi, nel '67, la settimana orribile: prima la sconfitta in finale di Coppa dei Campioni con il Celtic, dopo essere stati in vantaggio. Qualche giorno più tardi, l'1 giugno, la famigerata papera di Mantova, che consegnò lo scudetto alla Juventus. E proprio con i bianconeri chiuse la carriera da professionista nel 1970, dopo due stagioni da secondo.
Il suo modo di occupare i pali è stato decisamente rivoluzionario per la sua epoca: rispetto ai suoi colleghi, infatti, Sarti non avanzava verso l'attaccante, ma restava fisso sulla linea di porta, guardando dritto negli occhi il suo avversario.
E ora che non c’è più il suo nome rimarrà comunque nell’immaginario collettivo come l’incipit di quella filastrocca che tutti i tifosi nerazzurri sanno a memoria. “Sarti, Burgnich, Facchetti…”

5 commenti:

Matrix ha detto...

Una via di mezzo tra il portiere e la figura mitologica. Sarti-Burgnich-Facchetti ecc...
Grande portiere per una grande Inter.

Winnie ha detto...

Ogni volta che si parla della Grande Inter mi torna in mente mio nonno che mi raccontava le gesta di quella squadra e quei giocatori. Quanti ricordi...

Ciaskito ha detto...

Grande portiere certo, ma nessuno racconta che a Mantova si vendette la partita regalando lo scudetto alla Juventus che da lì a poco sarebbe diventata la sua nuova squadra.
Mi ricorda tanto un portiere dei giorni nostri molto avvezzo alle scommesse...

Nerazzurro ha detto...

Paragonare Sarti a Buffon mi sembra esagerato. A Mantova, come ammise lo stesso Sarti, fu solo un brutto infortunio, una papera nel momento meno opportuno. Non credo che ci fosse intenzionalità.

Ciaskito ha detto...

Anche le accuse su Buffon sono state fatte passare come sciocche illazioni eppure...