Puoi spendere solo quello che ricavi. Un principio semplice quello relativo al fair play finanziario che Michel Platini sbandiera sin dalla sua prima elezione come presidente dell’Uefa, ma che in realtà come hanno dimostrato ancora una volta le ultime vicende relative al mercato (non solo gli acquisti di Ibra e Thiago Silva) sconfessano puntualmente.
Il problema è che in realtà il meccanismo che dovrebbe portare a bilanci tecnicamente ineccepibili è ben lungo dall’essere in vigore, visto che secondo le norme Uefa ancora per le prossime due stagioni le società potranno presentare un deficit, anche se non superiore ai 45 milioni di euro, mentre tra il 2015 e il 2017, lo scoperto in bilancio dovrà scendere fino a 30 milioni, per poi attestarsi nel 2018 ad una cifra non superiore ai 5 milioni di euro.
E per quelli che non riuscissero a stare dentro le regole sono previste sanzioni di vario tipo e soprattutto con peso diverso. In primis una serie di avvisi che potranno sfociare poi in multe o addirittura penalizzazioni in punti, trattenute temporanee o definitive di una percentuale dei premi Uefa e ancora divieto di iscrizione di giocatori nelle liste delle due coppe, ossia Champions ed Europa League. In ultima istanza è prevista la squalifica dalle competizioni europee e l’esclusione da future competizioni.
Difficile però immaginare, con la crisi mondiale che fatalmente colpisce anche il calcio europeo, come le big possano effettivamente rispettare le norme. Basti pensare a quella che era la lista nera dei club più indebitati ad inizio 2012, nella quale comparivano in ordine sparso Manchester City e United, Chelsea, Barcellona, Real Madrid, Liverpool, Paris Saint Germain, Valencia ma anche Inter, Milan e Juventus.
Emblematico il caso della squadra di Roberto Mancini, che pure è finanziata dall’emiro qatariota: nella stagione passata ha prodotto un fatturato record di 175 milioni di euro, cresciuto del 22,5%, ma solo per il costo del personale ha speso 199 milioni euro e per gli ammortamenti in rosa dei giocatori altri 96 milioni di euro. Ma il Qatar tra otto anni organizzerà i Mondiali e al momento sembra l’unico munifico Paese disposto a smuovere il mercato internazionale, anche nel calcio. Impossibile che qualcun li bacchetti. (SportTrade24)
Nonostante io continui ad essere molto scettico riguardo l’applicazione del fair play finanziario, è evidente che qualcosa stia per cambiare in ambito economico nel calcio europeo. Tranne qualche eccezione, tutte le società del vecchio continente hanno frenato le loro spese folli. Anche società come Chelsea, Real Madrid e Barcellona quest’anno hanno limitato (e di parecchio) il loro mercato all’insegna delle cifre esagerate.
Rimane l’unica eccezione del Psg. E sarà interessante vedere fra qualche anno come i parigini riusciranno a rientrare visto che, ammesso che non facciano più acquisti per il prossimo decennio, avranno pesanti ingaggi a cui far fronte e che saranno un peso non indifferente in ottica fpf. A meno che monsieur Platini non decida di chiudere un occhio con i suoi connazionali…
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!
2 commenti:
Il mio timore è che alla fine il fpf varrà per le squadre medio-basse mentre le big troveranno sotterfugi per eludere la cosa.
Vi ricordo che l'avvocato Laurent Platini (figlio di Michel) lavora dal gennaio 2011 per la Qatar Sports Investment, una branca della QIA, società che manco a dirlo controlla il PSG.
Bisogna aggiungere altro?
Posta un commento