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lunedì 22 febbraio 2016

TOTTI E IL CORAGGIO DI FARSI DA PARTE

 CLASSE A Analisi e commenti sul Campionato Italiano 
C’è un momento nella carriera di un calciatore dove è necessario farsi da parte. Succede quando l’età avanza e il fisico non regge più certi ritmi, quando l’avversario più giovane ti supera senza difficoltà, quando non sei più un titolare o peggio ancora diventi un fardello pesante per l’allenatore.
Quando arriva questo momento puoi fare ben poco: devi solo metterti da parte. La differenza sostanziale sta tra quelli che lo capiscono e si mettono da parte di loro spontanea volontà (qualcuno ricordava stamattina il caso di Franco Baresi che decise di ritirarsi dopo che Vieri in un Milan-Juventus gli diede tre metri da fermo) e quelli che invece aspettano che siano gli altri che glielo dicano e magari neanche accettano di farsi da parte.
Di quale categoria faccia parte Francesco Totti non abbiamo dubbi. A 39 anni pretende ancora di giocare titolare e di essere il fulcro del gioco giallorosso. Er Pupone va veloce verso gli –anta (a settembre ne compirà quaranta) e, purtroppo per lui, non ha il fisico di uno Zanetti che a 40 anni sembrava ancora un ragazzino. Normale quindi che nelle gerarchie di Garcia prima e Spalletti ora non sia nelle primissime posizioni e altrettanto normale che capiti di farsi qualche panchina in più.
Però proprio questo potrebbe e dovrebbe essere il campanello d’allarme che gli faccia capire che è giunto il momento di farsi da parte di cui parlavamo all’inizio. Vedere un campione come Totti in panchina mette tristezza, su questo non ci sono dubbi. E probabilmente avremmo provato lo stesso sentimento se fosse capitato a Del Piero, Baggio, Maldini, Zanetti, e qualsiasi altro campione che ha calpestato l’erba dei campi di serie A negli ultimi 20-30 anni. È bello farsi ricordare per le emozioni che regali ai tifosi della tua squadra e a tutti gli appassionati di calcio in generale, non per quello che combini quando il fisico non risponde più. Meglio andarsene da vincitore e con la folla che ti osanna, che non attendere un mesto declino a colpi di inutili polemiche e interviste inopportune ai telegiornali nazionali.
Come avrete capito, nella polemica che ha animato questo fine settimana io sto dalla parte di Spalletti. O, per meglio dire, nella polemica tra un calciatore quasi 40enne e il suo allenatore io sto dalla parte del tecnico (questo per far capire che non è questione di Totti e Spalletti, la mia opinione sarebbe stata uguale nella diatriba Colantuono-Di Natale o Zanetti-Mazzarri). Chi risponde dell’operato della squadra? L’allenatore. È l’allenatore che deve fare in modo che la propria squadra dia sempre il meglio. E per farlo non può farsi prendere da simpatie/antipatie o farsi trascinare dalle emozioni. Se Spalletti ritiene che, per dire, Salah, Dzeko e El Shaarawy stiano meglio fisicamente o siano i giocatori giusti per il reparto offensivo della Roma, non può farsi prendere dai sentimentalismi ed escludere uno dei tre per dare spazio a Totti.
E questo discorso dovrebbe essere chiaro anche ai tifosi romanisti che ieri sera inneggiavano al Capitano facendo chiaramente capire da che parte stavano. Faccio un paragone. Negli ultimi anni il popolo nerazzurro ha amato alla follia Javier Zanetti. Il nostro capitano era una sorta di bandiera, di simbolo di quella Inter. Diciamo che era una sorta di Totti nerazzurro. Eppure arrivati ad un certo punto siamo stati proprio noi, tifosi nerazzurri che stravedevano per Zanetti, a dire che il Capitano aveva fatto il suo tempo ed era giusto che appendesse le scarpette al chiodo.
Scarpette che probabilmente, arrivati a questo punto, dovrebbe appendere anche Francesco Totti. A 40 anni, dopo una carriera di tutto rispetto, che senso ha elemosinare un altro anno o altri due anni di contratto? Per vivacchiare in panchina e sbraitare contro l’allenatore di turno che non ti fa giocare?
Senti a me, Francé, è giunto il momento di farti da parte. E fallo di tua iniziativa, non aspettare che siano gli altri a dirtelo.

2 commenti:

Ciaskito ha detto...

A 40 anni sarebbe anche ora di ritirarsi. Cosa pensa di fare? Di giocare altri 10 anni?

Anonimo Romanista ha detto...

Il tifoso immagina che i propri campioni siano immortali. E noi tifosi giallorossi ci illudiamo che Il Capitano possa giocare in eterno. Ma gli anni passano anche per lui, sono daccordo con te: ad un certo punto bisogna farsi da parte.