Quando settimana scorsa ho letto che Alvaro Recoba sta per ritirarsi, il primo pensiero è stato “ancora giocava?”. Ebbene sì, Alvaro “Chino” Recoba, dopo 10 anni nerazzurri (intervallati da sei mesi a Venezia) e una fugace parentesi al Torino e al Panonios ha continuato a dispensare calcio in Uruguay dove con il Nacional Montevideo ha vinto due scudetti (uno dei quali nell’ultima stagione).
E proprio al termine dell’ultima trionfale stagione ha deciso, alla veneranda età di 39 anni, di appendere le scarpette al chiodo (anche se pare che sia tentato da un’avventura in India con la squadra allenata da Marco Materazzi).
Per gli amanti delle statistiche, Chino Recoba chiude la sua carriera dopo 541 partite e 188 gol con i vari club in cui ha militato, a cui vanno aggiunti 68 presenze e 10 gol con la nazionale uruguaiana. La sua miglior stagione in Italia fu nel 2000-2001 quando tra campionato e coppe segno 15 reti, anche se il suo momento di maggior splendore fu tra gennaio e giugno 1999 quando con 11 gol in 19 gare trascinò il Venezia ad una incredibile ed insperata salvezza.
Alvaro Recoba ha suscitato nel popolo nerazzurro dei sentimenti contrastanti. Da un lato chi l’ha sempre amato e adorato per la sua genialità, dall’altro chi ha sempre mal sopportato il suo essere genio a metà. Perché il Chino non è stato mai un campione completo, uno di quelli che trascina la squadra. Faceva parte più dei campioni capaci con una giocata di cambiarti la partita dopo che per 90 minuti si era beccato tutti gli improperi possibili ed immaginabili dai propri tifosi.
Io rientro tra quelli che lo ha sempre amato (lo scrissi anche qualche anno fa), sebbene in alcuni momenti mi infastidiva questo suo essere campione a metà, sempre ad un passo dalla consacrazione ma mai capace di fare questo passo.
Eppure Alvaro Chino Recoba è stato capace di regalarci emozioni in un periodo in cui di gioie ce ne erano ben poche. Come quella doppietta all’esordio il 31 agosto 1997, quando tutti aspettavano il Fenomeno Ronaldo e invece toccò a lui prendersi la squadra sulle spalle e trascinarla ad una rimonta vincente (l’Inter stava perdendo 1-0 col Brescia a San Siro). E chi si scorda quel gol da centrocampo contro l’Empoli sempre in quella stagione. Probabilmente il gol più bello della sua carriera nerazzurra.
Sul gol più emozionante non ci sono invece dubbi. Gennaio 2005. Inter-Sampdoria. Al 87' perdevamo 2-0 (io ricordo di aver anche spento la radio per qualche minuto dopo il 2-0 blucerchiato). In una manciata di minuti Vieri e Martins pareggiano e in pieno recupero Recoba con una staffilata trafigge Antonioli per un 3-2 da urlo (e che urlo!!!). Ho i brividi ancora a pensarci oggi, dopo 10 anni.
Ma parlando di Chino Recoba non posso non ricordare il 25 marzo del 2002. L'Inter era lanciata verso lo scudetto e affrontavamo la Roma. Chino sfoderò una prestazione eccezionale, forse la migliore in 10 anni di Inter. Fece due gol e fece segnare Vieri per un 3-1 che ci lancio a +6 dalla Roma e verso uno scudetto che sembrava essere ormai nostro (poi arrivò il 5 maggio ma è un’altra storia).
Come scrivevo otto anni fa “In fondo il ragazzo prometteva bene ma è rimasto sempre a quel punto, non è mai esploso veramente, non ha mai preso la squadra in mano e l'ha trascinata. Se non fosse stato per l'affetto di Moratti nei suoi confronti, quasi sicuramente sarebbe andato via prima.”
Erano altri tempi, era un’altra Inter. All’epoca i campioni che facevano la differenza c’erano (Ronaldo, Vieri, Zamorano, Ibrahimovic, giusto per citarne qualcuno), oggi che invece c’è carenza, uno come Chino Recoba avrebbe fatto comodo, parecchio comodo, a questa Inter. Io l’avrei visto bene là davanti a dispensare palloni per Icardi e inventare giocate decisive. Peccato.
3 commenti:
Buon giocatore, niente di più. Quando era in giornata sapeva fare la differenza, ma non era quasi mai in giornata.
Quanti rimpianti ha lasciato nel popolo interista? Quanti si sono stracciati le vesti nel momento in cui è andato via?
Ecco nelle risposte a questi due quesiti c'è il valore di Recoba. Un giocatore che faceva la differenza nel Venezia, non nell'Inter. Forse aveva le doti e il genio per fare di più, ma purtroppo nel calcio conta ciò che fai, non ciò che avresti potuto fare.
Uno dei più grandi errori di Moratti il quale
stravedeva per lui, senza che si sia mai riusciti a capirne i motivi.
Percepiva cifre da capogiro senza essere mai risultato determinante (forse in due o tre occasioni).
Tra il 2001 e il 2003 era il giocatore più pagato al mondo.
Da non credersi.
Come si possono buttare i soldi in questa maniera?
La nostra situazione odierna è figlia soprattutto di operazioni tanto sconsiderate.
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