Venti squadre per venti posizioni di classifica e venti allenatori diversi, tutti quanti sicuramente in sella al rientro dalla sosta per le nazionali: è questo il responso delle prime sette giornate di una Serie B che, se ancora ce ne fosse bisogno, dimostra a tutto il mondo del calcio la propria particolarità e bislaccheria. Una situazione molto anomala che nel nuovo millennio non si era mai verificata (e probabilmente non si verificherà più).
Eh sì, perché ci sarà un motivo se erano quasi trent’anni che non si verificava questa condizione: l’Italia, Paese di mangia-allenatori per eccellenza, si riscopre tutt’a un tratto oltremodo fiduciosa verso i propri condottieri, anche se questa fiducia (per alcuni) non sta venendo ripagata con i risultati al momento.
Ma la cosa più strana è che, paradossalmente, quest’anno di occasioni per cambiare ce ne sono state fin troppe: basti pensare a Luca D’Angelo ultimo a quota zero vittorie con lo Spezia, Davide Possanzini e il suo Mantova da cinque sconfitte in sette partite, Alberto Aquilani e i sei pareggi consecutivi a Catanzaro. Ma anche Guido Pagliuca e la fragilità di Empoli, Fabio Caserta e la grazia del rosso a Capelli in Bari-Padova, Massimo Donati salvato dall’estro di Pafundi, Paolo Bianco e la sliding door di Birindelli. Tutti quanti estremamente pericolanti ma, per un motivo o per un altro, ancora seduti in panchina.
Perché questo cambio di rotta? Le ragioni di questa inedita tenuta tecnica sono molteplici. Da una parte c’è una maggiore consapevolezza dei club, che in un torneo lungo e imprevedibile come la Serie B, preferiscono dare tempo ai progetti tecnici. Dall’altra, le difficoltà economiche diffuse possono aver consigliato una gestione più prudente.
Il clima generale, infatti, sembra essere più orientato alla costruzione che alla reazione immediata. Anche in contesti dove i risultati tardano ad arrivare, la scelta delle società è stata quella di dare fiducia ai propri allenatori, evitando decisioni affrettate.
Un segnale positivo? Forse. Ma non va dimenticato che le prossime giornate potrebbero cambiare rapidamente lo scenario: con la ripresa del campionato dopo la sosta per le nazionali, aumenteranno le pressioni, soprattutto per chi non è ancora riuscito a trovare continuità. I riflettori restano accesi e l’equilibrio, come sempre in Serie B, è sottile. Chi sarà il primo a saltare?
PAKOS. Uno che non ricorda quando si è appassionato al calcio e non ha ancora capito perché lo ha fatto.
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