
La società parigina di inizi anni 90’ è all’orlo del
collasso in alcune sue zone nevralgiche. Episodi di violenza urbana sono
all’ordine del giorno. Le rivolte evidenziavano le tensioni tra le grandi città
benestanti e le loro banlieue tristemente ghettizzate ; gli immigranti che non
sono mai stati pienamente integrati nella società francese, sono divenuti
sottoclasse per disperazione.
E cosi il malcontento giovanile era un sentimento assai
diffuso, spesso sintomo di disagio esistenziale. Per alcuni ,la via di fuga è
stata quella di inseguire un sogno, dando calci ad un pallone.
Vite sregolate, cuore caldo e testa fredda.
Ecco come ragazzi di strada, come Jeremy Menez o Paul
Pogba, affamati di successo scalano velocemente la ripida salita dell’universo
calcistico. Il percorso è cosi un climax verso l’affermazione al di fuori delle
banlieue.
Se volessimo fare un parallelo cinematografico rimando
sempre oltralpe, il Milan ad inizio stagione ha ingaggiato Jeremy, e la sua
situazione societaria era in lento declino, cosi come la società circostante a
quella del protagonista del film L’Haine, celebre film francese con Vincent
Cassel; il protagonista de l’Haine, in una delle scene chiave del film, si
lancia da un palazzo, ripetendosi, per darsi coraggio : “Fino a qui tutto
bene”. Il Milan nella sua lenta discesa, si ripeteva, fino a qui tutto bene,
fino a quando non ha incontrato Jeremy Menez. Un piccolo fenomeno, che ai tempi
della Roma, alla prima esperienza in Italia, scelse il numero 94 per ricordare
l’arrondissement della banlieue da cui
proveniva. Un ragazzo che non ha dimentica il passato ed ora è all’apice della
carriera, dopo le esperienze in patria.
E se sbarchi in un paese, nell’afosa estate romana del 2008, con
l’ingombrante etichetta di nuovo Zizou, la vita non è poi cosi facile. Ménez si
esibìsce in alcune giocate d’alta scuola, come quando incantò il pubblico con
un gol in dribbling e fucilata all’angolino opposto contro l’Udinese oppure
quando entrò in porta con la palla, dopo aver superato in doppio passo per vie
centrali il portiere del Cagliari. Caratterialmente riservato, dotato di grandi
numeri, ma troppo spesso vittima della propria incomunicabilità, come una
monade leibniziana. Fatto sta che alla lunga, l’integrazione fallì, le strade
si divisero e Roma continuò a esistere anche lui. Ma Jeremy, ragazzo introverso
e chiuso, la caparbietà non manca. Il ritorno in Francia confermò i chiaroscuri
d’immagine di un giocatore brillante nel PSG di Carlo Ancelotti, poi disperso
nell’ambiente sotto la gestione Blanc, fino a finire in scadenza di contratto.
Il Milan e le strade di Menez si sono magicamente
incrociate.
Un gol nella prima giornata, una prestazione da fenomeno
nel 4-5 di Parma, in qualità di miglior attore protagonista. Schierato come
falso nove e vera ala, ha dimostrato che il pezzo forte del suo repertorio,
quella capacità propria dei campioni di fuggire portando palla al piede, non
solo non s’è opacizzata, ma risplende di nuova luce. Un rigore procurato dopo
una lunga fuga per la vittoria, un incrocio dei pali, l’assist verticale che ha
dato il via all’azione corale del secondo gol , e una prodezza geniale,
inserimento parabolico in velocità a ghermire un retropassaggio corto,
aggiramento del portiere e colpo di tacco sovrimpresso come una pennellata
impressionista.
Calciatore dalla classe sopraffina, dai mezzi tecnici
invidiabili, capace di farti sognare con una semplice giocata delle sue.
Ed allora ti accorgi che alcune volte il genio ed il
cuore superano l’ostacolo delle avversità.
E adesso che Milan e Roma si sfideranno, Jeremy, cosa
mostrerà al suo vecchio pubblico? Una magia mozzafiato, o una prodezza
balistica?
Il tecnico Inzaghi ha intelligentemente deciso di non
combattere i difetti di Menez, ma di esaltarne i pregi cercando solo di
allargare la finestra temporale in cui Jeremy usa i super poteri e stringendo
quella in cui veste i panni del giocatore normale.
Jeremy Menez è
questo: un genio del pallone, uno capace di regalare sogni ai tifosi.
Discontinuo, esuberante, a volte egoista. Fuori dal normale. Come fuori dal
normale è il suo talento.
1 commento:
Giocatore che non mi ha mai fatto particolarmente impazzire. Nella pochezza della rosa milanista è facile risultare il migliore ma in altre realtà ha dimostrato tutti i suoi limiti e la sua discontinuità.
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