sabato 9 agosto 2025

IL PORTIERE DIMENTICATO NELLA NEBBIA

Sam Bartram, un nome che risuona ancora oggi tra i corridoi della storia del Charlton Athletic, a tal punto da meritarsi una statua proprio davanti allo stadio "The Valley". 
La sua leggenda cominciò molto prima di quel trionfo memorabile nella FA Cup del 1947, quando il Charlton sconfisse il Burnley per 1-0 a Wembley. Bartram, il portiere indomito, non sarebbe passato alla storia solo per quel trofeo. La sua fama si era già scolpita dieci anni prima, in una partita che, per assurdità e coraggio, avrebbe tracciato una linea indelebile nella leggenda del calcio inglese. 
Era il 1934 quando Bartram giunse al Charlton. E lì rimase per 22 anni, vestendo sempre la stessa maglia, accumulando ben 579 presenze, a testimonianza di una fedeltà e di un amore per il club che, nel mondo del calcio moderno, sembrano appartenere a un'epoca lontana. Ma la storia che trasformò Bartram in leggenda non riguarda la costanza o le sue qualità tra i pali, bensì un episodio che sfiora l'assurdo. 
È il 1937 e le luci di Stamford Bridge illuminano un derby londinese tra il Chelsea e il Charlton. Il primo tempo si era chiuso con un 1-1. Non era certo un risultato che potesse accontentare il Charlton, squadra nota per il suo gioco offensivo, che premeva sulla difesa avversaria senza tregua. E mentre la partita proseguiva, la nebbia di dicembre iniziava a calare lentamente, avvolgendo il campo in un mantello denso e impenetrabile. 
Durante l'intervallo, l'umidità e la nebbia si facevano sempre più fitte, tanto che al fischio d'inizio del secondo tempo, in molti sugli spalti già facevano fatica a vedere chiaramente il pallone. Ma nonostante le condizioni estreme, le due squadre erano tornate in campo. Il Charlton, determinato a ribaltare quel pareggio, si era lanciato all'assalto della porta del Chelsea, difesa da Vic Woodley. E Bartram, a difendere i suoi pali dall’altra parte del campo, restava concentrato. Il tempo passava, e l'assedio del Charlton sembrava imminente. O almeno, così credeva Sam. 
Minuto dopo minuto, la nebbia diventava un nemico insidioso. Gli spettatori, incapaci di distinguere chiaramente ciò che accadeva in campo, cominciavano a lasciare il loro posto. Al 55esimo, l'arbitro, i capitani e i dirigenti si riunirono per discutere. La visibilità era ormai quasi nulla, e continuare il gioco era inutile. Decisero quindi di interrompere la partita e far rientrare le squadre negli spogliatoi. Il fischio dell’arbitro segnò la fine di quella gara strana e surreale. 
In pochi minuti, lo stadio iniziò a svuotarsi e pian piano, si trasformò in una distesa di silenzio, completamente avvolta dalla nebbia invernale. Non c'era più traccia di spettatori, né di giocatori. O meglio, quasi nessuna traccia. 
Passarono più di trenta minuti da quel fischio finale, quando un poliziotto, facendo il suo giro di controllo, si accorse di una sagoma ferma nella nebbia, vicino a una delle porte. Si avvicinò incredulo, fino a distinguere chiaramente che quella figura non era altro che Sam Bartram, ancora lì, fermo tra i pali, con lo sguardo fisso, pronto a parare un eventuale tiro. Il poliziotto, con voce decisa, gli urlò: "Ehi, ehi tu! Ma che ci fai ancora lì? Non vedi che se ne sono andati tutti?" 
Sam si girò, sorpreso e interdetto. Non aveva minimamente capito che la partita era stata interrotta. Era talmente immerso nella nebbia e nella sua concentrazione, così sicuro che il Charlton stesse continuando a premere contro la porta del Chelsea, da non accorgersi che tutto si era fermato. Senza dire una parola, rientrò negli spogliatoi, dove trovò i suoi compagni già lavati, rivestiti e pronti a lasciare lo stadio. Appena lo videro, esplosero in una fragorosa risata. Bartram, ancora incredulo, si unì a loro, consapevole di essere ormai al centro di una storia che sarebbe diventata leggenda. 
"Era un Charlton che attaccava senza sosta," ricordava Sam molti anni dopo. "In campo, spesso mi capitava di non toccare palla per lunghi periodi. Quel giorno ero sicuro che i nostri attaccanti fossero ancora all'assalto della porta del Chelsea, contro cui dovevamo vincere a tutti i costi. Mai avrei pensato che tutti fossero già andati via. Se non fosse stato per quel poliziotto, chissà quanto tempo sarei rimasto lì, nella nebbia, aspettando di festeggiare un gol che non sarebbe mai arrivato."
ENTIUS. Giornalista mancato, tifoso nerazzurro, blogger per passione. Appassionato di calcio da quando i Mondiali di Italia ’90 gli cambiarono la vita. Ha deciso che scriverà un libro prima o poi.
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