Continuiamo a crederci. Lo so, la corsa verso la Champions League non è semplice. Sei punti dal Napoli e otto dalla Roma sono un margine abbastanza consistente in un campionato dove le prime viaggiano a grande ritmo e la maggior parte delle squadre hanno ormai raggiunto i loro obiettivi stagionali. Ma noi continuiamo a crederci. Ci crediamo perché abbiamo ancora lo scontro diretto col Napoli a San Siro e lì il vantaggio potrebbe dimezzarsi, ci crediamo perché l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle (5 maggio docet) che la palla è rotonda e nel calcio tutto può succedere.
Ma ci crediamo soprattutto perché questa Inter viaggia a un ritmo scudetto (2,5 punti a partita) e cresce in modo esponenziale partita dopo partita. Sarebbe da sciocchi non nutrire almeno una piccola speranza di potercela fare.
E senza nulla togliere a Roma e Napoli, credo che lo meritiamo ampiamente per quello che stiamo facendo dall’arrivo di Pioli in poi. Il tecnico emiliano a novembre è arrivato con l’etichetta di “normalizzatore”. Doveva portare un po’ di tranquillità a questo ambiente, riportare fiducia nello spogliatoio e risollevare un po’ la classifica deficitaria dei nerazzurri (vado a memoria, eravamo decimi). L’obiettivo era arrivare a giugno per poter poi prendere un allenatore top player, magari quel Diego Simeone che tanto piace a tutti.
Ma Stefano Pioli, tifoso nerazzurro, non aveva nessuna intenzione di fare il traghettatore e ha deciso di far parlare il campo. Non solo ha riportato fiducia nello spogliatoio, ma ha creato un’unità di gruppo come non si vedeva dai tempi di Mourinho (e in parte sotto la gestione Leonardo). Ha recuperato giocatori finiti ai margini della rosa come quel Brozovic che De Boer aveva messo in punizione ad oltranza, come Kondogbia che con Mancini prima e De Boer dopo aveva dato l’impressione di essere un bidone incredibile (in molto maledicevano i 37 milioni di euro sborsati e ne invocavano la cessione), come Banega che sembrava una fotocopia sbiadita del centrocampista apprezzato a Valencia (ieri pomeriggio prima tripletta della sua carriera, lui che non aveva mai fatto una doppietta), come D’Ambrosio che sembrava uno dei tanti inutili terzini che l’Inter aveva, come Gagliardini acquistato e subito buttato nella mischia come titolare. Il resto lo hanno fatto quei giocatori che sono tornati al livello di rendimento eccezionalicome Icardi (20 gol in campionato, attaccante decisamente scarso e non da Inter, non a caso non gioca nemmeno in Nazionale), Perisic (che quando è in giornata fa la differenza), Miranda, Candreva. Pioli ha ricompattato la rosa e creato una squadra capace di macinare gioco e punti. Abbiamo avuto qualche battuta a vuoto, ma abbiamo subito ripreso la nostra marcia (i 12 gol messi a segno tra Cagliari e Atalanta dopo la sconfitta contro la Roma lo dimostrano).

La simbiosi creatasi tra lui e questa squadra non è un fattore che va trascurato. Come scrivevo prima, molti sono rinati grazie a lui e questa unità d’intenti (il gruppo è molto unito e anche chi non gioca si sente parte integrante di questa squadra) può essere il punto di partenza per tornare ad essere competitivi a grandi livelli. Io ci credo. Credo in Pioli e soprattutto credo nella qualificazione in Champions League. Se c’è una giustizia divina nel calcio, meritiamo il terzo posto. Vero Dea Eupalla?
3 commenti:
Mentre Brozovic e Banega andavano semplicemente recuperati, la totale trasformazione di Kondogbia è incredibile. Sembra un giocatore totalmente trasformato rispetto al bidone che per più di un anno ci ha fatto imprecare.
Non per presunzione, ma sono uno dei pochi che lo ha sempre difeso, spesso beccandomi qualche vaffa ;-)
Sì, sono d'accordo sul fatto che Pioli sta facendo un buon lavoro e che meriti la riconferma.
Sulle nostre speranze Champions... ci credo perché il calcio è imprevedibile ma onestamente dubito che si riesca a centrare l'obiettivo.
Posta un commento