Oggi, o meglio questo weekend si sarebbe dovuto giocare il 32esimo turno di campionato. Il big match sarebbe stato Napoli-Milan, la Juventus avrebbe ospitato l’insidiosa Atalanta (chissà se entrambe ancora in corsa per la Champions League…), la Lazio avrebbe ricevuto il Sassuolo, mentre l’Inter avrebbe ospitato il Torino. Genoa-Spal e Udinese-Sampdoria probabilmente sarebbero stati degli scontri salvezza, ci sarebbe stato il derby emiliano Parma-Bologna. A chiudere il quadro di giornata Fiorentina-Verona, Cagliari-Lecce e Brescia-Roma.
Chissà se il Liverpool sarebbe stato già campione d’Inghilterra dopo 30 anni e se il Benevento avrebbe già conquistato matematicamente la meritata promozione in Serie A. E poi chissà a che punto sarebbe il duello Barcellona-Real Madrid in Spagna e chissà in Bundesliga come sarebbe la situazione.
Sarebbe… Avrebbe… Chissà se… La realtà invece ci racconta di un mese e mezzo (per l’esattezza 41 giorni dal 8 marzo, ultima domenica in cui si è giocato) in cui il calcio giocato è letteralmente sparito dalla nostra vita. Ci trasciniamo stancamente avanti a colpi di repliche di vecchie partite (a volte piacevoli, a volte entusiasmanti quanto una riunione di condominio) e di molta molta teoria. Teoria su quando e come si riprenderà (sempre ammesso che si riprenderà) ed eventuali colpi di mercato (“il calciomercato ci ha talmente rincoglioniti che riusciamo a discutere di acquisti e cessioni "a un passo" senza nemmeno sapere quando lo faranno, il mercato”, scriveva su Twitter ieri Fabrizio Biasin).
E tra un impasto qualsiasi (ormai impastiamo di tutto, pizza, pane, biscotti, torte: l’importante è impastare) e un tentativo più o meno riuscito di darci al giardinaggio stiamo imparando a fare a meno del calcio, a non pensarci, a vederlo come un qualcosa di lontano e distante da noi.
Poi però arriva il weekend. “Non devo dimenticarmi di fare la formazione del Fantacalcio”, “Quando gioca l’Inter?” “Ma che partita fanno vedere della Premier League?” “Mi è arrivata una notifica sul cellulare, ha segnato qualcuno”. Puoi far finta quando vuoi che è tutto a posto, ma all’ennesimo weekend senza calcio (questo è il sesto se non ho fatto male i calcoli) si inizia ad andare un po’ in crisi d’astinenza, a sentire la mancanza di quelle sane (o insane, a seconda dei punti di vista) abitudini che avevi e a cui non riuscivi a fare a meno. O perlomeno credevi di non riuscire a fare a meno, perché poi una pandemia ti dimostra che nulla è indispensabile ed insostituibile.
Ok, forse riusciamo a fare a meno del calcio, ma perché privarci di un piacere che ci accompagna da quando eravamo ragazzini. Perché rinunciare a 90 minuti di imprecazioni, esultanze, incazzature, urla, gioie e tutto il resto? Sono d’accordo, tutto questo è stupido e banale. Ma cosa c’è di male nell’amare queste stupidaggini e banalità? Basta, altrimenti finisco nel retorico-patetico.
Ho fatto tutte queste parole, ma in realtà ne bastavano quattro, anzi cinque: mi manca tantissimo il calcio giocato (ops, sono sei parole…). E a voi non manca?
Eh già, dopo un mese e mezzo senza Inter iniziamo ad essere in piena crisi d'astinenza. E il guaio è che non sappiamo quanto ancora durerà questa agonia. Durante la pausa estiva abbiamo almeno una data certa, ora invece è una pausa infinita.
RispondiEliminaSperiamo bene….
Temo dovremo farci l'abitudine. Almeno fino a fine maggio sarà così.
RispondiEliminaSì, anche per me è la stessa cosa. Anche a me manca tantissimo il calcio giocato...
RispondiEliminaPremesso che (come abbiamo più volte ribadito in queste settimane) ci sono in questo momento cose più importanti del calcio, non v'è dubbio che i vari rituali calcistici, dalla formazione del Fantacalcio all'organizzazione del weekend in base al programma delle partite, ci manchino un po'.
RispondiEliminaE credo che sia anche abbastanza normale.
Come direbbero a Napoli "adda passà a nuttata". Torneremo a seguire il calcio, a gioire, a festeggiare, ad incazzarci.
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