Alle foci
del Rio della Plata, nella caotica e vibrante Buenos Aires, nei vicoli selciati
dei sobborghi, nelle facciate secolari delle case d’immigranti, nei bar, nelle
librerie e negozi di dischi del centro, nei saloni di tango e milonghe, il
calcio e il tango rappresentano l’orgoglio di un intero paese.
Il calcio
in Argentina, è una paragonabile ad una fede. A tali manifestazioni sportive
partecipano migliaia di tifosi dai gradini degli stadi, dalle strade dei
quartieri, allentando la squadra del cuore con i canti e i colori che la
rappresentano. Uno sport palpitante e oltre tutto un vero spettacolo. il
fervore si rispecchia in special modo nella capitale albiceleste.
Le due
principali squadre argentine sono Boca Juniors e River Plate di simili origini
territoriali, le quali sorsero sulle rive del Riachuelo, ma l’altra grande rivalità stracittadina è rappresentata da quella che
va in scena all’Avellaneda.
La zona
dell’Avellaneda collocata nell'area sud-orientale della grande Buenos Aires è connessa alla capitale con una serie di ponti, stradali e ferroviari. La
città è un importante centro di commerci ed è sede di numerose industrie,dove
la realtà quotidiana è decisamente difficile. Case basse, negozi in disuso,
clima da favelas nonostante la floridità economica. Anche ad Avellaneda, la
rivalità da oltre un secolo vede in contrapposizione il Racing e
l’Independiente. I biancocelesti del Racing furono fondati nel 1903 ed hanno
ereditato la loro denominazione sociale dal Racing Parigi. Uno dei suoi soci
fondatori, German Vaidaillac, di chiari origini francesi ne caldeggiò il nome,
che in verità piacque molto. Il Racing sorse, comunque, dalla fusione di due
piccole squadrette della zona, il Barracas al Sur ed il Colorados al Sur.
L’Independiente nacque invece nel 1905, per iniziativa di un gruppo di
commercianti della Ciudad de Londres, che si sentirono esclusi dalla
rappresentativa di categoria e pertanto fondarono l’Independientes, la “s” fu
poi soppressa in un secondo momento. I suoi colori originari erano il bianco ed
il blu, che diventarono bianco e rossi dopo che i soci del club avevano visto
giocare il Nottingham Forest in tourneè in Argentina.
Il Derby di
Avellaneda è molto sentito dalle opposte tifoserie. Le due squadre in
competizioni varie si sono affrontate 203 volte, con 88 successi
dell’Independiente, 63 pareggi e 52 successi del Racing. Anche il palmarès dei
rossi è più fornito con 14 titoli nazionali, 2 Amateur League, ben 7 Copa
Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali ed 1 Copa Sudamericana, più altre
competizioni di discreta importanza. Il Racing, invece, ha vinto 7 volte il
titolo nazionale, in 9 occasioni l’Amateur League, 1 Copa Libertadores ed 1
Copa Intercontinentale. Fu la prima squadra argentina pertanto a vincere il
titolo di Campione del Sudamerica. Ad ogni modo, la ricchezza della bacheca dei
trofei non stabilisce anche il maggior seguito di tifosi.
Il Racing,
infatti, ad Avellaneda è una fede autentica, nonostante da qualche decennio la
squadra biancoceleste sia caduta in disgrazia.
Il Racing è
conosciuto anche come l’Academia, per la sua storica spettacolarità del proprio
gioco. Anche se è costretto a sopravvivere tra sofferenze e sfortune ormai da
circa quarant’anni.
Dal giorno
in cui dice qualcuno che la squadra vinse la Coppa Intercontinentale a
Montevideo nella gara di spareggio contro il Celtic, grazie ad un gol del
“chango” Cardenas. I tifosi dell’Independiente, infatti, quel giorno lanciarono
una maledizione contro lo stadio del Racing, quando sette gatti neri sarebbero
stati sotterrati proprio sotto una delle porte dello stadio. Da allora il
Racing ha vissuto sfortune incredibili, compresa la prima retrocessione in
cadetteria arrivata nel 1980. Nel dicembre del 2001, oltretutto, il Racing
avrebbe potuto vincere il campionato dopo l’ultimo vinto nel ’66. Ma in quel
periodo l’Argentina visse la sua peggior crisi politica ed economica della sua
storia ed il campionato fu sospeso e rimandato ed il Racing con il suo scudetto
passarono assolutamente in secondo piano.
Ma da
qualche giorno nel Cilindro, lo stadio del Racing, che prende il nome per la
sua forma geometrica, il ritmo caliente e festoso ha fatto da padrone.
Quelli che
non vincevano mai, quelli della maledizione dei sette gatti neri, quelli dei 35
anni senza vincere un titolo, finalmente sono tornati a festeggiare.
A
laurearsi campione d’Argentina è stata proprio l’Académia.
Dopo lo 0-3
rifilato al Rosario Central nel penultimo turno, per il Racing non c’erano più
calcoli da fare: bisognava battere in casa il Godoy Cruz per vincere il titolo
e non curarsi di ciò che avrebbe fatto il River contro il Quilmes. Ma l’impegno
dei Millonarios nella finale di Copa Sudamericana aveva fatto posticipare
l’incontro di altri sette giorni, obbligando la gente del Racing ad aspettare
due infinite settimane prima dell’atto decisivo. Ieri notte, però, quando
l’Académia ha fatto il suo ingresso in un Cilindro de Avellaneda tirato a
lucido (non sembrava esserci spazio per sgradite sorprese: doveva essere la
notte del Racing.
Il Racing
completa una rimonta incredibile nella fase finale del torneo che vale il
17esimo titolo (fra fase dilettantistica e professionale): dopo una prima parte
del Trofeo Transicion dominato dal River Plate, ha effettuato il sorpasso
grazie a una serie da otto vittorie e un pareggio nelle ultime nove, con un
solo gol incassato in tutto lo sprint. Nella serie, anche la vittoria nello
scontro diretto, in casa, proprio con la squadra di Gallardo, che ieri notte
doveva sperare in un pareggio di Milito e compagni e vincere per arrivare allo
spareggio. Il River ha fatto il suo, seppur con qualche problema (1-0 firmato
Carlos Sanchez), ma il Racing non ha tradito i suoi 50 mila tifosi.
A segnare il gol decisivo è stato un altro
cavallo di ritorno, Ricardo Centurion. Al 6' della ripresa, l'esterno ha
colpito di testa per il gol vincente. Così Centurion, che ha confessato di
"non aver vinto niente nemmeno nei tornei di quartiere", si è
trasformato in un eroe. Ma il protagonista assoluto resta lui, Diego Milito, il
cui rientro "a casa", quando avrebbe potuto incassare ben altri
stipendi altrove, assume i contorni dell'epica: "Il Racing è la mia vita.
Sono tornato per questo. Sono un privilegiato per poter vivere una cosa così.
Devo tutto a questo club: mi ha permesso di fare la carriera che ho fatto".
Il Racing è
nuovamente campione e torna il Libertadores. Il barrio di Avellaneda è di nuovo
al centro del calcio argentino.
E cosi, che
si vinca o si perda, l’unica squadra all’Avellaneda è pur sempre il Racing.
Qualche volta anche le cosiddette "medio-piccole" riescono a trionfare. Non seguo molto il calcio argentino ma mi é sembrato di capire che il Racing ha fatto un ottimo campionato meritando il titolo.
RispondiEliminaSe posso muovere una critica, io avrei parlato meno della rivalità con l'Indipendiente (in questo contesto c'entra poco) e puntato i riflettori maggiormente sui singoli che fanno parte della rosa e che hanno contribuito alla vittoria finale.
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