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giovedì 27 novembre 2008

SE LA QUALIFICAZIONE MASCHERA CERTI ERRORI

Abbiamo raggiunto la qualificazione agli ottavi e questo fa di ieri sera una serata tutto sommato positiva. In realtà credo che sia stata una serata molto negativa. Rispetto alla partita contro la Juventus abbiamo fatto notevoli passi indietro. E' vero che avevamo speso molte delle nostre energie psico-fisiche nella sfida di sabato però avevamo di fronte il Panathinaikos, non era mica una partita difficilissima.
E comunque un buon 50% di colpe per la bella figura fatta ieri sera va a Mourinho. Perché insiste ancora su un ex giocatore come Figo? Perché non dare fiducia a Balotelli dal primo minuto? Perché non fare rifiatare Adriano dando meritato spazio a Cruz (o Balotelli)? Perché ostinarsi con questo schema "pirati all'arrembaggio" quando la partita si mette male?
Magari avremmo perso lo stesso, ma magari la partita avrebbe avuto un'altra storia. Non voglio accusare Mourinho più di tanto. Ieri sera nel post partita ha ammesso le sue colpe. Ha capito di aver sbagliato e mi sta bene così. Un'allenatore può sbagliare, l'importante che comprenda i suoi errori. Se vedremo ancora in campo Figo per più di 10 minuti vorrà dire che la sconfitta col Panathinaikos non sarà servita a nulla. E discorso simile vale per lo schema con 4-5 punte.
Comunque l'importante è essere qualificati. Una serata negativa può capitarci ed è meglio che capiti ora che c'è il tempo di rimediare e non sul finire della stagione quando può rivelarsi pesantissima e decisiva per l'esito finale.
Ora concentriamoci sul campionato e pensiamo al Napoli. Della Champions League possiamo dimenticarci fino a febbraio.


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mercoledì 26 novembre 2008

VERGOGNOSAMENTE QUALIFICATI


INTER - PANATHINAIKOS 0 - 1
68' Sarriegi

Ok ci siamo qualificati. Questo era il nostro obiettivo e l'abbiamo raggiunto. Ma rimane comunque il fatto che abbiamo giocato una partita di merda. Mourinho ha fatto capire che si è adattato al modulo manciniano ma non cambierà il suo credo. Insisterà vita natural durante su Figo (vi prego qualcuno lo abbatta) e Quaresma e quando la partita prende una brutta piega insisterà ancora a schierare 4-5 attaccanti.
Mourinho perde una partita in casa dopo 106 partite. Ero convinto che prima o poi questo record di Mou sarebbe crollato ma mi aspettavo che fosse stata una grande squadra a porre fine all'imbattibilità casalinga del portoghese, non il Panathinaikos (senza offesa per i greci ma sono una squadra di modesta caratura).
Dovrei essere comunque soddisfatto per la qualificazione e invece mi girano le scatole. Avevamo un girone facile facile e siamo riusciti a qualificarci solo grazie ad una serie di coincidenze. Tra l'altro eravamo già stati bravi a complicarci la vita pareggiando in casa col Werder Brema e in trasferta a Cipro. Se penso che agli ottavi ci capiterà un avversario ben più forte di quelli capitateci nel girone mi vengono i brividi. Come potremmo sperare di ambire di arrivare a Roma in una serata di maggio?
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martedì 25 novembre 2008

LA CRISI DEL PESCARA E' ANCHE LA CRISI DEL CALCIO ITALIANO

Non è una situazione facile quella che si sta vivendo in queste settimane a Pescara. La società versa in grave crisi e tutta la rosa (inclusi tecnici, medici, preparatori atletici e fisioterapisti) è senza stipendi da agosto. Inoltre alcuni giocatori (fra cui Zeytulaev, Sembroni e Fruci) non possono più alloggiare in un albergo di Pescara per l'inadempienza della società biancazzurra che da mesi non salda il conto.
La squadra, che milita nel campionato di LegaPro prima divisione, settimana scorsa aveva seriamente minacciato di non volere scendere in campo nella sfida con la Juve Stabia e di voler scioperare fino a quando non fossero stati onorati i contratti lavorativi.
Alla fine la compagine guidata da Galderisi domenica è scesa in campo (per la cronaca ha vinto 3-0) ma la situazione rimane delle più delicate e non si riesce a trovare una via d'uscita.
La grave crisi del Pescara offre lo spunto per fare alcune riflessioni sullo stato del calcio italiano. Siamo tutti abbagliati dalla serie A, dai campioni, dai contratti televisivi onerosi ma basta scendere in serie B per trovare le prime situazioni delicate e scendendo ancora di più di categoria si troveranno situazioni societari sempre più difficili. Alcune riescono ad andare avanti grazie ad una gestione più oculata, ma molto spesso si arriva al fallimento.
Per darvi un'idea, quest'estate nove società non sono state iscritte ai campionati professionistici dal Consiglio federale. Tra serie B e Lega Pro sono rimaste fuori Messina, Spezia, Martina, Castelnuovo, Teramo, Lucchese, Massese, Nuorese e Torres. Mentre Treviso (Serie B), Avellino, Juve Stabia, Pescara, Potenza, Venezia e Verona (Prima Divisione), Manfredonia e Scafatese (Seconda Divisione) sono riuscite ad iscriversi dopo aver fatto ricorso alla decisione della Covisoc di non accettare le loro iscrizioni. In totale 18 squadre, praticamente un girone intero della LegaPro.
E purtroppo ogni estate è così. In C ogni anno almeno 5 squadre falliscono e sono costrette a ripartire da campionati inferiori.
E' fin troppo evidente ormai che il nostro calcio, ad esclusione della serie A, non versa in buone condizioni dal punto di vista economico. Sinceramente non saprei dire con certezza i motivi. Probabilmente ci sono troppe spese di gestione e uno scarso ritorno economico. Forse alcune società effettuano determinati ingaggi o spese che non potrebbero permettersi. Personalmente non so dare una risposta precisa. E voi riuscite a darla? Secondo voi dove sta il problema?


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lunedì 24 novembre 2008

NON INFIERIAMO SUI TIFOSI JUVENTINI




Chissà come mai stamattina trovare un tifoso juventino era quasi impossibile. Tutti preoccupati di passare il più possibile inosservati. Avrebbero pagato (loro che ci sono abituati...) per diventare invisibili.
E' vero, non ho cercato con cura e con spirito da predatore. Ricordo che quando vincemmo 3-1 a Torino il 29 novembre del 2003 passai tutto il weekend a massacrare di sms e sfottò gli amici juventini. Stavolta non ho voluto infierire. Non mi sembrava giusto. E' bello scherzare con chi è al tuo livello, non con gli inferiori. E come quando da bambino te la prendevi ingiustamente con i più piccoli.
Quel 2003 io, tifoso perdente, presi in giro i tifosi di una squadra che lottava ai vertici e che da anni ci prendeva a pallate. Ieri io, tifoso pluriscudettato, avrei dovuto prendere in giro i tifosi di una squadra che due anni fa era in B e che sul campo ha dato una chiara (anzi chiarissima) prova di inferiorità. No, non potevo accanirmi contro i tifosi bianconeri in questo lunedì freddo (climaticamente non sportivamente). Non sarebbe stato giusto e sicuramente stasera avrei dovuto combattere con i miei rimorsi di coscienza.
Per completare il fine settimana d'oro il Milan ieri sera ha pareggiato a Torino (con un arbitraggio discutibile a sfavore dei rossoneri, alleluia) e così abbiamo un piccolo margine sugli inseguitori. 3 punti, non un'enormità ma nemmeno una sciocchezza.
Ma la cosa più preoccupante per gli avversari non sono i tre punti in più in classifica né la vittoria contro la Juventus. L'incubo per gli avversari è che finalmente questa Inter ha trovato un suo gioco e un suo assetto in tutti i reparti. Eravamo già forti ma ora sembra che lo siamo diventati ancora di più. Non un buon segno per i non interisti...

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MOU PSICOLOGO E GIORNALISTI TIFOSI


Ricevo dall'amico Nicola e pubblico
Buongiorno a tutti.
Ieri sera abbiamo visto una partita eccezionale. Per il primo anno ho fatto l'abbonamento al dgtt. Non sono un tifoso fanatico ma i giornalisti che lo sono mi hanno trasformato da sportivo (interista) in tifoso (e basta) interista.
La settimana era trascorsa con le solite affermazioni "Del Piero pallone d' oro", "Cobolli che dormiva tranquillo". Per non dire di Camoranesi (ndr "l' Inter è Ibra più dieci normali" ).
Ci ha pensato UNO NORMALE, e nobile, a far sciogliere il pallone del buon Sandrino, a far svegliare il Cobolli e a smentire il panchinaro campione del mondo.
A tutto questo aggiungiamo la sagacia del nostro tecnico: uno psicologo coi fiocchi ! Ha pungolato Adriano che ieri sera ha dato finalmente l' anima e stà insegnando a quei giornalisti tifosi di aver ragione e di essere un signore. Una sola riflessione: ieri sera ha giocato con lo stesso modulo della Juve, imponendo il SUO gioco. E ieri la sala stampa era piena di lacchè...
Ciao ragazzi

PS: l'email è di ieri, ovviamente.

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domenica 23 novembre 2008

BELLA, FORTE, VINCENTE. SEMPLICEMENTE INTER

Scrivere un post dopo certe partite è terribilmente difficile. Vorresti trovare le parole per esprimere tutta la tua gioia ma non le trovi e ti senti come un fiume in piena (ieri sera ad un certo punto pigiavo freneticamente sulla tastiera senza nemmeno rendermi conto cosa stavo scrivendo).
Credo che l'Inter vista ieri sera sia stata assolutamente perfetta (anche se qualcuno non è daccordo). Pur sforzandomi di ricordare, non riesco a trovare una partita in cui l'Inter ha giocato cosi' bene. Ovviamente sto parlando di partite di un certo livello (big match e dintorni, tanto per intenderci).
Mourinho ha fatto tre scelte più o meno azzardate e le ha azzeccate tutte e tre. Materazzi (preferito a Burdisso) sembrava quello visto ai Mondiali, Stankovic (preferito a Vieira) a centrocampo ha giocato una delle sue partite migliori e là davanti Adriano (preferito a Cruz e Balotelli) ha risposto alla grande alle punzecchiature del tecnico.
In difesa Samuel è stato impeccabile come sempre, a centrocampo abbiamo visto un Cambiasso di lusso e anche Zanetti e Muntari hanno fatto il loro dovere. In attacco Ibrahimovic, finalmente supportato da una punta centrale, può fare quello che gli pare ed è stato più incisivo nella manovra nerazzurra.
Se proprio vogliamo trovare una pecca nell'Inter di ieri sera, possiamo puntare il dito verso la scarsa precisione (nel caso di Ibra scarsissima) sotto porta. Troppe le occasioni sprecate. Abbiamo trovato il gol in modo fortuito (e Muntari lo stava pure sbagliando) e se nel caso di ieri sera può andar bene (battere la Juventus con un gol così aumenta la goduria) in generale non è una cosa positiva.
Applausi anche a Mourinho. Bravo a capire che il 4-3-3 non dava i frutti sperati e ad adattarsi al 4-4-2 che utilizzava il suo predecessore. Ma il tecnico portoghese è stato anche bravo a fare le scelte giuste e a dare gli stimoli giusti ad Adriano. Sono tra quelli che ho criticato più volte Mourinho, anche in modo aspro. Ma sono stato anche tra quelli che, sbollita la rabbia per certe prestazioni incolori, ho sostenuto che i conti si fanno a fine anno. Bisognava dare fiducia e tempo a Mourinho e infatti i frutti si stanno vedendo. Bisogna sempre aspettare maggio per tirare le somme ma l'Inter vista nelle ultime due partite ci rende più fiduciosi e tranquilli.
FORZA INTER

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sabato 22 novembre 2008

STRAORDINARIA INTER, SERATA MEMORABILE


INTER - JUVENTUS 1 - 0
72' MUNTARI

Mourinho non smette mai di stupirci. Schiera Adriano titolare accanto ad Ibra. E' questa la vera sorpresa della serata. L'Inter parte forte, la Juventus sembra in difficoltà. Il primo tempo scivola via a senso unico con l'Inter che domina in lungo e in largo e la Juventus che si concede qualche timida sortita offensiva. Nella ripresa i bianconeri partono meglio e nei primi venti minuti sono loro ad avere in mano la partita. Ma l'Inter si risveglia, ricomincia a macinare gioco e trova il meritato vantaggio al 72esimo minuto. La Juventus prova una timida reazione ma stasera l'Inter è stata troppo perfetta per concedere qualcosa agli avversari. I nerazzurri vincono, portano a casa tre punti importanti, consolidano il primo posto e manda i bianconeri a -6.
Non potete capire come sto. Ho l'adrenalina a mille. Non sono elettrico per la vittoria ma per come abbiamo giocato. In queste maledette partite abbiamo sofferto sempre come cani, anche quando abbiamo portato a casa i tre punti. Stasera invece siamo stati semplicemente stupendi, straordinari, eccezionali. Non ho aggettivi per definire l'Inter di questa sera. GRANDI GRANDI GRANDI
FORZA INTER !!!

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LIBERI PENSIERI ASPETTANDO INTER-JUVENTUS


Piove, c'è il vento e fa anche freddo. Non il clima ideale per un Inter-Juventus. "Che cazzo c'entra il clima da te con la partita?" Mi chiederete voi. Nulla, lo so. E che certe volte mi faccio coinvolgere dal clima. Se c'è una bella giornata di sole mi convinco che sarà una partita positiva, viceversa se piove mi aspetto una giornata piena di nubi (in tutti i sensi...).
Non è un discorso largo per dire che sono pessimista riguardo stasera (anzi direi che sono abbastanza ottimista) era solo una divagazione libera. Sono ancora le 14 e 20, fa freddo e non ho molte cose da fare. Dovrò pure inventarmi qualcosa per passare il tempo.
Rispetto ad altre volte sono più tranquillo e rilassato. Non ho ansia, trepidazione. Non sento l'adrenalina che sale a mille. Sono totalmente calmo. Il mio stato d'animo è ottimale, come se stasera giocassimo una partita qualsiasi. Chissà forse mi sto facendo influenzare da mister Mourinho. Inter-Juventus non è mai stata una partita qualsiasi. Credo che la sfida contro bianconeri rappresenta, insieme al derby, la partita col più alto tasso di importanza. Puoi perdere col Chievo, col Palermo, con la Reggina, ma con la Juventus no. Mai. Queste sfide le devi vincere sempre, indipendentemente se si tratta di una finale di Champions League o del Trofeo Moretti.
Sto immaginando i tifosi nerazzurri in questo sabato pomeriggio. C'è chi è in un supermercato a fare la spesa. E non trova i biscotti o il detersivo perché sta pensando alla sfida di stasera e gira a vuoto spingendo il carrello e tormentandosi con mille dubbi sulla formazione.
C'è il tifoso nerazzurro che invece sta ancora lavorando. E freme e spera di finire il prima possibile per tornare a casa, farsi una doccia e sprofondare nel divano.
Ci sarà sicuramente anche il tifoso nerazzurro che è avvinghiato alla fidanzata e la riempie di coccole nella speranza che stasera lei non gli rompa le scatole.
C'è il tifoso che in questo momento è sotto la doccia o si sta radendo e tra sé e sé canticchia allegro "Amala, Pazza Inter, Amala".
E chissà quante altre cose staranno facendo i tifosi nerazzurri aspettando Inter-Juventus.
Qualunque cosa stiano facendo di una cosa sono certo. Fra poche ore saranno tutti davanti alla televisione a seguire Inter-Juventus col cuore in gola e ad unirsi in coro sotto un solo grande urlo:
FORZA INTER

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venerdì 21 novembre 2008

ANCORA 24 ORE

24 ore, anche meno. Poi vivremo intensamente un altro bellissimo ed affascinante Inter-Juventus. Non è una partita facile, non lo è mai stato. Non lo sarà mai. E' una partita carica di tensione, di adrenalina. Una di quelle partite da vivere intensamente. A priori. Vogliamo vincere, dobbiamo vincere. Sulla carta siamo i più forti, ora è tempo di dimostrarlo anche sul campo. Le chiacchiere stanno a zero, contano i fatti. Vogliamo vincere e zittire gli odiati (solo sportivamente) rivali bianconeri. Sarebbe bellissimo un risultato netto, tipo un 4-0 ma mi accontenterei anche di un 1-0 a tempo scaduto su rimpallo fortuito. Ecco magari un gol come quello che fece Toldo qualche anno fa (non ditemi che non ve lo ricordate...). O come quella volta (9 marzo 2002, me lo ricordo come fosse ieri) che Seedorf in pieno recupero la piazzò all'incrocio dei pali con una fucilata da fuori area. Bella serata, tra le più belle.
Di certo mi auguro che non finisca come esattamente 8 mesi fa. Quel 2-1 ci andò di traverso. Una sconfitta immeritata arrivata grazie ad un gol in netto fuorigioco (uno dei rari casi in cui si può parlare di fuorigioco chilometrico).
Spero in una bella partita, magari con tanti gol (meglio se tutti nella porta di Manninger) e tante emozioni. Credo che le emozioni non mancheranno, non è una partita che ci lascia insensibili. Spero che ci siano anche i gol e soprattutto che, al di là dei veleni, dei sfottò e della rivalità, si possa assistere ad una bellissima serata di calcio e di sport. E che vinca il migliore (cioè l'Inter...)


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giovedì 20 novembre 2008

VERSO UN WEEKEND DI PASSIONE

Caspita è già giovedì. Fra 48 ore sarà già finita Inter-Juventus. Non ti puoi distrarre un attimo, pensare ad altro che eccoti piombare tra capo e collo un'Inter-Juventus che ti mette ansia e preoccupazione.
Inter-Juventus non è mai stata una partita normale ma dopo Calciopoli la rivalità e l'odio reciproco è cresciuto ancora di più. Un sano odio sportivo ben alimentato, ovviamente, dai mass media pronti ad attizzare il fuoco della discussione ad ogni occasione buona.
Mi aspetta un'altra giornata di lavoro, poi 24 ore di passione, due ore di tensione e adrenalina e infine una domenica per smaltire la gioia per la vittoria o la rabbia della sconfitta.
Il weekend di passione sta per iniziare. Ma è meglio se almeno stanotte ci dormo su...

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mercoledì 19 novembre 2008

ITALIA PENOSA? L'IMPORTANTE E' IL RECORD DI LIPPI


Ormai sperare di poter parlare bene di questa Italia è come sperare che nevichi a Ferragosto. Avevamo di fronte la Grecia, un avversario non certo fortissimo. Eppure siamo riusciti ad andare in svantaggio (poi ci ha pensato Toni a raddrizzare la partita). Una partita che non ha detto niente di nuovo. Italia inguardabile salvata dai singoli, come sempre. E' la fortuna di chi ha tanti campioni.
Direte è solo un'amichevole. Ok, ma Lippi non la pensa così visto che ha schierato la formazione migliore (ma le amichevoli non servivano per fare esperimenti?).
Al ct viareggino stasera interessava principalmente di battere il record di Pozzo e di diventare l'allenatore azzurro con la striscia d'imbattibilità più lunga (31 partite). Degli esperimenti, del gioco, di eventuali nuovi inserimenti, non gliene poteva fregare di meno. Ha raggiunto il suo obiettivo, ha dimostrato ancora una volta a se stesso che è il migliore, tutto il resto non ha importanza.
E questa Italia continua ad essere penosa...

PS: Per fortuna su Sportitalia trasmettevano Scozia-Argentina (finita 0-1) e Irlanda-Polonia (2-3) e su Mediaset Premium c'era Germania-Inghilterra (1-2). Se non altro di tanto in tanto ho potuto alleviare l'agonia guardando delle partite decenti...

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martedì 18 novembre 2008

MANCINI E QUEL RICONOSCIMENTO POSTUMO


Roberto Mancini ha vinto ieri la Panchina d'oro, premio che ogni anno viene riservato al migliore allenatore della stagione precedente ed assegnato in base ai voti dei colleghi. Un riconoscimento sicuramente meritato ma decisamente postumo, che non cancella l'ingiustizia per il verdetto di 12 mesi fa, quando, dopo lo scudetto dei record, venne premiato Prandelli e non il Mancio.
E’ evidente che questo sia una sorta di premio di consolazione per un allenatore che è stato esonerato dopo aver vinto tre scudetti consecutivi ed è stato sostituito da un collega sia sulla panchina nerazzurra che nelle antipatie di tifosi, giornalisti e addetti ai lavori. Se Mancini fosse stato ancora sulla panchina nerazzurra credete che sarebbe stato premiato? Ho i miei dubbi. Lo scorso anno gli preferirono Prandelli quest’anno avrebbero tranquillamente potuto premiare Spalletti o di nuovo il tecnico viola.
Ma in fondo che ben venga per Roberto Mancini questo prestigioso riconoscimento. In fondo se lo ha meritato. Per tutti i tifosi nerazzurri il tecnico jesino rimane un mito e, nonostante rimango del parere che questi premi lasciano il tempo che trovano, mi fa molto piacere che lo abbiano premiato.
Ora però aspettiamo un altro premio, ben più importante. Una panchina per tornare ad allenare. Chi metterà fine alla sua disoccupazione? Forza presidenti fatevi avanti.

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LA DOMENICA NERA DELLE GIACCHETTE NERE

Domenica dopo domenica ho l'impressione che stia diventando una certezza: gli arbitri quest’anno vogliono spingere il Milan. Il rigore dato ai rossoneri domenica contro il Chievo è a dir poco scandaloso. Intervento involontario e fuori area. Dove è il rigore? (domanda da un milione di dollari). Un errore ci può stare, gli arbitri sono essere umani. Ma come dicevano i latini "Errare è umano, perseverare è diabolico". Il rigore contro il Chievo è solo l’ultimo di una lunga serie. Sampdoria, Siena, Napoli, tutte hanno subito rigori discutibili contro nella sfida giocata contro i rossoneri. Va bene sbagliare ma gli errori a favore del Milan si susseguono a ritmo impressionante e viene quasi il dubbio che non siano errori fatti in buona fede. Per ora ci accontentiamo di dire che è solo sudditanza psicologica anche se come motivazione lascia a desiderare.
Comunque la domenica appena trascorsa è stata tra le più nere per la classe arbitrale. Perché se De Marco ha regalato il rigore al Milan, Brighi in Atalanta-Napoli è stato disastroso. Rigore dubbio al Napoli, rigore negato all’Atalanta e gestione della gara poco convincente. In Cagliari-Fiorentina (arbitro Gava) altro rigore dato con generosità. A beneficiarne il Cagliari. Rigore poi rivelatosi anche qui decisivo ai fini del risultato. Discutibili anche le decisioni in Sampdoria-Lecce (Trefoloni), Juventus-Genoa (Rocchi) e Siena-Bologna (Valeri). In quest’ultima partita abbia assistito all’ennesimo pentimento postumo. Calaiò si è procurato un rigore dubbio, l’ha sbagliato e poi nel post-partita ha ammesso che il rigore non c’era. Quasi come per dire “L’ho sbagliato perché non era rigore mica perché sono scarso”. Chissà se e quando vedremo un giocatore che va dall’arbitro e gli dice che non è rigore invece di andarlo a dire nelle interviste a fine gara.

E soprattutto chissà se e quando vedremo un arbitro che dirigerà una gara libero da pressioni e sudditanze psicologiche. Lo so, non è facile che ciò avvenga ma sono fiducioso...


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lunedì 17 novembre 2008

LITE ZENGA-VARRIALE. CHE SQUALLORE CERTI GIORNALISTI...

Che nel calcio ormai si esasperi eccessivamente i toni non è più una novità. Battibecchi e litigi vari sono quasi all'ordine del giorno. Ma ieri con la lite tra il giornalista Rai Enrico Varriale e l'allenatore del Catania Walter Zenga nel corso della trasmissione "Stadio Sprint" credo che sia stata scritta una delle pagine più brutte del calcio televisivo.
Innanzitutto i fatti. Nelle settimane scorse Zenga non si è presentato ai microfoni di Stadio Sprint. Allora Varriale gli ha ricordato che la Rai lo aveva salvato dal dimenticatoio.
Ieri Zenga è andato in trasmissione ed è successo questo.


Credo che un buon giornalista debba essere bravo a gestire queste situazioni e, nel rispetto dei telespettatori, deve riportare la discussione su livelli civili (complimenti a Bruno Gentili che ha fatto un'esile tentativo di ristabilire la calma). Invece Varriale, che evidentemente tutto è tranne un buon giornalista, è andato giù con frasi sciocche ("lei ci ha fatto perdere il Mondiale", la più stupida in assoluto) e ha alimentato il fuoco della polemica. E' inevitabile che la discussione sia degenerata. Anche il buon Walter Zenga ci ha messo molto del suo. Ma è chiaro che a quel punto un qualsiasi essere umano esplode e dice quello che pensa. Non voglio difendere l'ex portiere nerazzurro ma credo che tutti nei suoi panni avrebbero reagito in quel modo. Non si può dire lo stesso di Varriale che si riconferma giornalista di serie B. Se non ricordo male non è la prima volta che litiga con un'allenatore. E questo ci dovrebbe far riflettere sulla qualità dei giornalisti della Tv di Stato che noi paghiamo tramite canone Rai, e su come mai sempre più tifosi seguono trasmissioni sportive su Mediaset e Sky e ignorino quelli sulla Rai.
Mi fa piacere che oggi i due si siano riappacificati anche se aspetto che domenica prossima entrambi vadano in video e in coro chiedano scusa a noi telespettatori. Un po' meno daccordo sulla multa inflitta dal Catania all'allenatore. Una società dovrebbe difendere il proprio tesserato non dargli addosso. E comunque in fondo è giusto punire chi con il suo atteggiamento lede l'immagine della propria società. Anche la Rai (anzi, soprattutto la Rai) avrebbe dovuto avere lo stesso atteggiamento nei confronti di Enrico Varriale. Soprattutto perché, come detto prima, non è la prima volta. Ma evidentemente a Viale Mazzini sono troppo impegnati con "Isole dei famosi" e reality vari per pensare a cose serie...

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domenica 16 novembre 2008

UN ROMBO PER LA QUADRATURA DEL CERCHIO

Tre punti contro il Palermo e l'Inter si gode una domenica da leader senza l'ansia di dover aspettare i risultati delle avversarie. A conferma della validità della teoria di mio fratello (Quando sei davanti è facile, basta vincere sempre per non preoccuparti delle altre) che vi ho illustrato lunedì.
Ma al di là dei tre punti credo che la trasferta di Palermo ci abbia dato alcune certezze. Innanzitutto che abbiamo un Ibrahimovic da Pallone d'Oro e, indipendentemente se vincerà oppure no il trofeo, rimane un fuoriclasse assoluto.
Bocciato per ora il 4-3-3 e le due ali, Mourinho si affida al classico 4-4-2 con un centrocampo a rombo di manciniana memoria. L'Inter risulta più quadrata e organizzata anche perché là davanti Ibrahimovic non è più da solo ma viene affiancato da una punta che gli permette di svariare sul tutto il fronte d'attacco (è da inizio stagione che noi invocavamo un'altra punta da affiancare ad Ibra).
Per quanto riguarda il reparto arretrato credo che sia stato fondamentale il recupero di Samuel. L'Inter di inizio stagione soffriva molto in difesa e prendeva parecchi gol. Il ritorno di "The Wall" è stato importantissimo e le prestazioni dell'argentino contro Udinese e Palermo ne sono la conferma. L'accoppiata Samuel-Cordoba è sicuramente la più forte che abbiamo e la squalifica del colombiano sarà pesantissima in vista di Inter-Juventus. Anche perché le alternative sono Materazzi e Burdisso. Entrambi offrono certezze (poche) e dubbi (parecchi).
Infine vi ricordo cosa ha detto Mourinho venerdì in conferenza stampa a proposito della Juventus momentanea capolista insieme all'Inter "Se volete conoscere la mia convinzione, non avremo gli stessi punti né domani sera né la prossima settimana"
Sembrava una frase spavalda e azzardata. Invece aveva ragione. Del resto lui non è mica un pirla...


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sabato 15 novembre 2008

SUPER IBRA SHOW

PALERMO - INTER 0 - 2
46' IBRAHIMOVIC - 62' IBRAHIMOVIC
Primo tempo noioso ed equilibrato (ad essere sinceri più noioso che equilibrato). L'Inter si presenta con un centrocampo a rombo e Cruz e Ibra davanti ma incide poco. Il Palermo se la gioca ad armi pari.
Il secondo tempo è iniziato da una manciata di secondi quando Ibrahimovic inventa un gol assolutamente strepitoso. Un bolide da fuori area di destro che non dà scampo al portiere palermitano. E' l'1-0 che indirizza la partita sui binari giusti. La reazione del Palermo non c'è e l'Inter chiude la partita ancora con il suo fuoriclasse che su punizione trafigge Fontana con un'autentica saetta. La squadra nerazzurra potrebbe segnare ancora ma la scarsa precisione sotto porta e Fontana che devia un altro tiro stupendo di Ibra fanno sì che il passivo non diventi ancora più pesante.
L'Inter torna in testa da sola. Ma una piccola macchia rovina la festa: l'ammonizione a Cordoba che era diffidato e che quindi salterà la sfida di sabato prossimo contro la Juventus. Un'assenza decisamente pesante ma possiamo farcela anche senza il colombiano.
FORZA INTER
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BUON SANGUE NON MENTE

Arrestato per furto di maglie Juve
Torino, era un addetto alla sicurezza. (Sportmediaset)


Ma dico io in che mondo viviamo?? Adesso rubano anche a casa dei ladri !!!
Del resto in casa di ladri non potete mica pretendere di trovare gente onesta. E non venite a dirmi che questo qua non è uno juventino doc. Ha rubato, era un'appassionato di maglie bianconere (ne aveva più di 400 a casa sua...), lavorava a Vinovo da 4 anni quindi da quando ancora c'era la Triade.
Come minimo gli dovrebbero dare la tessera di socio ad honorem...


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venerdì 14 novembre 2008

ADRIANO E L'INTER: E' TEMPO DI LASCIARSI

Bel modo di vivere il primato in classifica, e pure quello nel girone di Champions League. Il menu quotidiano dell'Inter -da domenica a oggi- segnala la furia di Mourinho, che però ai microfoni di Mediaset Premium parla e parla, serenamente; la gioia e il disappunto di Cruz, segna e sogna il contratto e circolano voci...; la voglia del Manchester City di portare via Mou in tempi stretti; l'improvviso febbrone di Adriano, il solito noto, il solito caso, il solito problema.
Mai che si parli fino in fondo di gol, di prodezze, di primato, di scudetto. Mai che la corsa interista sappia specchiarsi solo e soltanto nel risultato. Che cosa dire, a tale proposito? Che si sta così, su questo filo delle certezze/incertezze, e questa è l'avventura nerazzurra nella quale oggi rileggere -e lo facciamo quasi con un moto di fastidio- le sciocchezze ripetute di Adriano, il suo modo di reagire a chi lo vuole risollevare, poi si arrabbia e lo punisce, e lui ribatte a modo suo, procurando dispetti e percorrendo strade sbagliate.
Oramai non ha più senso cercare il punto d'incontro con uno come lui, evidentemente in cerca della rottura col mondo Inter, con un piano alternativo che lo porti dove intende arrivare: in un'altra squadra, crediamo, non alla fine prematura della sua carriera calcistica. Ormai non ha più senso ricordare di com'era cattivo il Mancio, nei suoi confronti
, se persino Mourinho si è arreso all'evidenza dopo tre mesi di parole dolci, sue e del giocatore. E non ha più senso per Moratti, a questo punto, tentare l'ennesima riconciliazione con Adriano. Si decida a perderlo, a non contare su di lui, a chiarire meglio le posizioni di Ibra, Balotelli, Cruz e Crespo, a inseguire Aguero: ammesso che le possibilità per arrivare all'argentino siano reali.
Adriano e l'Inter, è un amore nato a settembre 2001, una notte al Bernabeu. E finito da un pezzo, non dal febbrone di questi giorni di novembre. (
SPORTMEDIASET)


Chi segue assiduamente questo blog sa quanto io sia legato ad Adriano. Quante volte l'ho difeso?quante volte sono andato controcorrente per giustificare determinati atteggiamenti?.
Mi sto però convincendo che la storia d'amore fra Adriano e l'Inter sia giunta al capolinea e forse entrambi dovrebbero cercare nuove soluzioni. Vi potrà sembrare stano ma sono concorde con Omini.
Certo vendere Adriano non è facile. L'Inter vorrebbe guadagnarci qualcosina ma il valore del brasiliano attualmente non è molto alto. Può valere 10-12 milioni di euro, non di più. Inoltre possono permetterselo in pochi perché il suo ingaggio è di circa 5,5 milioni di euro annui. Tra questi c'è sicuramente il Real Madrid, destinazione gradita anche a lui, che ha perso Van Nistelrooy. Ma c'è anche il Manchester City degli sceicchi, che cerca una punta a gennaio. Oppure potrebbe rientrare nell'affare Aguero.
Di sicuro è tempo che l'Inter cerchi un altro bomber e che Adriano vada altrove a fare i suoi capricci da bambino viziato.


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giovedì 13 novembre 2008

DEL PIERO, UN MODELLO DA SEGUIRE

Da tifoso interista ho una forte antipatia per qausi tutte le persone che sono espressioni di juventinità. Cobolli Gigli, Camoranesi, Blanc, Secco, Nedved (soprattutto Nedved), Moggi, Chiellini, Lapo Elkann, Mughini, Legrottaglie, Agricola, e via discorrendo mi stanno sullo stomaco come una peperonata mangiata a cena.
Di questo elenco non fa parte Del Piero. A parte qualche eccezione (per esempio quando segna all’Inter o quando fa quella orrenda esultanza togliendo la lingua) il capitano bianconero non è nelle mie antipatie. Il fatto che sia juventino non lo farà mai rientrare nelle mie simpatie, però ho profonda stima per questo campione.
Alex Del Piero è l’esempio lampante di come dovrebbe essere un vero calciatore professionista. Non fa vita mondana, non lo vediamo in giro con veline e attricette, non si ubriaca, non fa parlare di sé sui giornali di gossip. Insomma vive agli antipodi dello stile di vita di certi attaccanti brasiliani... Non a caso il fantasista bianconero, nonostante abbia da pochi giorni compiuto 34 anni, sta vivendo un’eterna giovinezza. Continua a deliziare i suoi tifosi (e non solo) con delle punizioni di straordinaria bellezza e, cosa più importante, sta tenendo a galla una Juventus che non può certo far a meno di un giocatore così.
Il capitano bianconero non è uno di quei fuoriclasse che crede che tutto gli sia dovuto solo perché è un campione ma ha imparato a conquistarsi tutto con il lavoro e i sacrifici. Del Piero ha accettato che in una stagione Capello lo sostituisse 23 volte (molti altri avrebbe chiesto a gran voce di essere ceduti), ha accettato di scendere in B con la Juventus mentre altri se ne sono scappati a gambe levate (Cannavaro e Zambrotta, per esempio). Difficilmente troviamo in Italia un esempio così evidente di professionalità e serietà. Magari non è il più grande numero 10 italiano di tutti i tempi, magari non è così forte e decisivo da meritare il Pallone d’Oro, magari non é il migliore giocatore italiano in attività ma di sicuro è un grandissimo modello per tutte le nuove generazioni, un modello da seguire e copiare. Un fuoriclasse su un rettangolo di gioco ma anche nella vita.
Certo il fatto di essere portatore sano di juventinità è un grande pecca però in fondo nessuno è perfetto e possiamo perdonargli questo piccolo difetto.
Non gli augurerò ancora successi perché significa augurarsi che la Juventus vinca (orrore!!!) ma gli auguro di togliersi tante piccole grandi soddisfazioni. Che ne so, segnare una doppietta al Milan e fargli perdere lo scudetto, fare quattro gol nel giorno in cui la Juventus perderà 7-4, vincere la classifica cannonieri di serie B, e così via.
Battute a parte, Del Piero è un grande giocatore e spero per il bene del calcio italiano che continui a giocare ancora per parecchi anni.


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mercoledì 12 novembre 2008

I NOSTALGICI MANCINIANI E IL PRESENTE MOURINHIANO



Spesso prima di scrivere un post mi piace sbirciare su altri blog per vedere cosa scrivono gli altri blogger. Lo faccio per prendere eventali spunti, per riorganizzarmi le idee o semplicemente per informarmi. Stasera mi sono imbattuto in due post ababstanza "opposti". Da un lato chi ancora rimpiange Mancini, dall'altro chi invece guarda avanti.
Io, come tutti gli interisti credo, sono strettamente legato a Roberto Mancini. Ci ha fatto riscoprire (nel mio caso scoprire) il piacere di vincere. Grazie a lui abbiamo riscoperto l'orgoglio di essere nerazzurri e ci siamo riscattati di anni bui, pieni di amarezze, delusioni, sfottò. Roberto Mancini per noi under 30 è stato quello che Helenio Herrera è stato per i nostri padri. L'era manciniana è stata bellissima ed è un peccato che sia finita così presto. Tanto più che credo sia stato un errore mandarlo via. In 13 anni di presidenza Moratti ha fatto tante cazzate ma l'esonero di Mancini è al primo posto in assoluto.
Nonostante ciò non sono tra i nostalgici manciniani. Ora c'è Mourinho ed è a lui che dobbiamo dare il nostro sostegno nerazzurro. E' un po' come in amore. Se hai una nuova fidanzata non puoi pensare alla tua ex. Mancini è stata una bellissima storia d'amore che è finita. Inutile rimpiangerla.
Personalmente ho più volte criticato Mourinho e spesso le sue scelte mi lasciano perplesso e mi fanno incazzare (questo blog e chi lo legge ne è testimone), ma non rimpiango Mancini. Il nostro allenatore ora è Mou e nel bene e nel male dobbiamo accettare le sue scelte. Del resto non venitemi a dire che condividevate tutte ma proprio tutte le scelte di Mancini. Il tecnico portoghese si ostina a far giocare Quaresma ma avete dimenticato quando Mancini faceva giocare Stankovic a priori, anche se era stanco, fuori forma o inguardabile? O vogliamo parlare di quando schierava Burdisso mediano? Tutti gli allenatori hanno un loro credo, una loro idea. Tutti gli allenatori fanno delle scelte azzeccate ma, qualche volta, anche delle cazzate. Diamo tempo e fiducia a Mourinho. Questa Inter era abituata alla mentalità vincente di Mancini credete che sia facile farle cambiare mentalità e adattarla alla mentalità (speriamo) vincente di Mourinho?
Giusto per i più distratti, vorrei farvi notare che siamo primi in classifica e in piena corsa in Champions League. Credo che come inizio non c'è male. Per giudicare lo Special One bisogna attendere fine stagione. E potrebbe non bastare. Dimenticate che Herrera ci mise tre anni prima di trasformare la squadra nerazzurra nella Grande Inter?
Noi nel frattempo che vogliamo fare? Vogliamo stare a rimpiangere il passato o vogliamo pensare al presente? Vogliamo piangere per un'amore che non tornerà o vogliamo sognare un futuro vincente?

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martedì 11 novembre 2008

GABRIELE SANDRI, PER NON DIMENTICARE

Certi episodi hanno segnato e segneranno la storia del calcio e del tifo. Uno di questi è certamente la morte di Gabriele Sandri avvenuta un'anno fa nella stazione di servizio di Badia al Pino, sulla A1, nei pressi di Arezzo, dopo essere stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco, sparato da un agente della Polstrada intervenuto per sedare una rissa scoppiata tra tifosi biancocelesti e juventini. Fu una domenica triste per il calcio. Morì un giovane tifoso e si scatenò l'inferno in tutta l'Italia, soprattutto a Roma e a Bergamo, dove gli ultras devastarono dappertutto.
Il solito frastuono appena successe la disgrazia con dirigenti e politici che proposero mille soluzioni poi, come sempre, finito l'eco si è tornati alla normalità.
Ma non possiamo e non vogliamo dimenticare. Certe tragedie ci devono ricordare che il calcio è uno sport e che la violenza non fa parte dello sport.
Come scrissi un anno fa, "rimane l'amarezza per un ragazzo che non c'è più e quella stramaledetta sensazione di vuoto ogni volta che pensi che non si può morire a 26 anni." CIAO GABRIELE


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RUBIN KAZAN CAMPIONI DI RUSSIA


Entra nella storia del calcio russo il Rubin Kazan che, al termine di un campionato dominato fin dalla prima giornata, diventa per la prima volta Campione di Russia, festeggiando come meglio non poteva il suo cinquantesimo anniversario. Probabilmente, anzi quasi certamente, il Rubin non era la squadra migliore del campionato russo, CSKA e Zenit in particolare sembravano disporre di qualche marcia in più, ma la formazione di Kazan si è dimostrata in grado di saper reggere la pressione ad alti livelli, mantenendo una continuità di risultati ai limiti del disumano ed esibendo uno dei sistemi di gioco dal più alto tasso d'efficacia, in barba alle critiche per un atteggiamento spesso troppo ostruzionistico, in barba alla stampa russa che talvolta li ha denigrati e soprattutto spesso li ha snobbati. Un successo assolutamente inaspettato alla vigilia, considerando anche il piazzamento finale del Rubin nello scorso campionato, un decimo posto che non lasciava presagire nulla di buono. La dirigenza però si è rimboccata le maniche e nello scorso mercato invernale si è scatenata, risultando la squadra russa ad aver speso di più. E l'ha fatto bene, assicurandosi giocatori che nell'arco della stagione si sono rivelati importantissimi per la conquista del titolo finale, come il portiere Sergey Ryzhikov, l'interessantissimo terzino argentino Cristian Ansaldi, gli esperti difensori centrali Alexey Popov (quest'ultimo in realtà arrivato soltanto in estate) e Roman Sharonov, il laterale mancino georgiano Dado Kvirkvelia, il capitano della nazionale russa Sergey Semak, l'esterno sinistro, ex Amkar, Andrey Kobenko, l'ex stella del calcio ucraino Sergey Rebrov, il talentuoso turco Gokdeniz Karadeniz, il capocannoniere - a pari merito con Pavlyuchenko - dello scorso campionato russo, Roman Adamov e, perchè no, anche il serbo Savo Milosevic, una vecchia conoscenza del calcio italiano, che a 35 anni suonati ha regalato al Rubin il primo trofeo della sua storia. Sarebbe ingiusto non citare anche alcuni dei giocatori che c'erano già e che hanno ricoperto un ruolo importante nella trionfale annata del Rubin, come l'esperto difensore croato Stepjan Tomas, il centrocampista sudafricano Kheto Sibaya, il giovane talento locale Alexander Ryazantsev, lo straordinario ecuadoregno Christian Noboa, il turco Hasan Kabze ed il gigantesco Alexander Bukharov, sfortunatissimo centravanti classe 1985 che nel 2006, dopo essere stata la rivelazione delle prime 10 giornate del campionato russo, ha rischiato tragicamente di compromettere la sua carriera, riportanto un gravissimo infortunio al ginocchio e rientrando di fatto arruolabile soltanto all'inizio del 2008. Ma sarebbe sbagliato dimenticare quello che probabilmente rimane il principale artefice di un'impresa di tali proporzioni, vale a dire l'enigmatico e particolarissimo tecnico turkemno Kurban Berdyev, 56enne dal carattere duro e dai modi di fare spesso bizzarri, come quello di seguire ogni partita con un rosario musulmano tra le mani. La grande ascesa del Rubin, club nato appena nel 1958 e che soltanto nel 1993 ha assunto la denominazione attuale, è coincisa con il suo approdo a Kazan: è stato infatti lui a portare il Rubin per la prima volta nella massima serie russa nel 2003, conquistando un incredibile terzo posto. Nelle stagioni successive il Rubin si è confermato uno dei club più competitivi del calcio russo, ottenendo in particolare un quarto posto nel 2005 ed un quinto piazzamento nel 2006. Dopo la deludente stagione passata, Berdyev è stato il primo ad ammettere i propri errori, ha preteso rinforzi che puntualmente la ricca dirigenza non gli ha fatto mancare ed ha portato così la formazione tartara a laurearsi Campione di Russia, un risultato che gli permetterà di partecipare all'edizione della Champions League 2009/10.
Un trionfo che sarà festeggiato e ricordato a lungo nell'ambiziosa e ricca Kazan, capitale della Repubblica del Tatarstan, situata al centro dell'Europa orientale, a circa 800 km da Mosca, forse la città russa in assoluto più in crescita da un punto di vista economico e non solo, grazie soprattutto alla prevalenza dell'orgogliosa etnia tartara. Un successo che ha quindi un significato doppio e che dimostra come in Russia, anche nel calcio, l'egemonia moscovita è ormai un lontano ricordo: infatti, non è un caso che dopo lo Zenit di San Pietroburgo a vincere lo scudetto sia stata un'altra squadra non di Mosca.
(FONTE: CalcioRusso)

lunedì 10 novembre 2008

L'INTER COMANDA IL GRUPPO DI TESTA


Mai classifica fu così compatta. Dopo 11 giornate in 4 punti sono racchiuse 8 squadre. Si va dai 24 punti dell'Inter ai 20 punti di Fiorentina e Genoa in mezzo ci sono anche Milan (23), Napoli (23), Lazio (22), Udinese (21) e Juventus (21).
A inizio stagione questo campionato prometteva di essere equilibrato ed appassionante fino all’ultimo. Promesse fin qui mantenute e che, a mio parere, saranno mantenute fino a maggio. Non c’è più quel gap tra le cosiddette big e tutte le altre. Udinese, Lazio, Napoli, Fiorentina, Genoa hanno dimostrato di non essere inferiori a Milan, Inter e Juventus e anzi se la giocheranno alla pari fino alla fine. Anche perché chi più chi meno si sono rinforzate tutte.
Peccato che sia rimasta fuori da questa bellissima lotta la Roma. I giallorossi negli ultimi due anni sono quelli che hanno espresso il calcio migliore ed è un peccato che abbiano avuto un inizio di stagione infelice. Inter e Roma hanno animato (si fa per dire) gli ultimi due campionati e un po' dispiace che non siano i giallorossi in questo gruppone.
Comunque visto l'affollamento meglio un avversario in meno che uno in più. Il problema per l'Inter è che l'anno scorso avevamo un'avversaria quest'anno ne abbiamo 7 (vabbè diciamo 8, Roma inclusa). L'anno scorso bastava preoccuparsi di cosa faceva la Roma, quest'anno devi essere informato su tuti i risultati.
Quest'anno come l'anno scorso però siamo sempre noi a guidare il gruppo. E vale un po' la teoria di mio fratello. Quando sei davanti è facile, basta vincere sempre per non preoccuparti delle altre.
Vincere certo, magari non all'ultimo minuto dopo 90 minuti di sofferenza come è successo a Reggio Calabria e ieri con l'Udinese. Ci siamo ritrovati 4 punti senza nemmeno sapere come e sono 4 punti pesantissimi (senza saremmo a quota 20 con Fiorentina e Genoa a chiudere il gruppo di testa). Non è comunque una cosa tanto negativa vincere al novantesimo. Significa che ci credi fino all'ultimo e che fino al triplice fischio tenti di metterla dentro. Nel calcio devi segnare un gol più degli avversari per vincere. Che differenza fa se il gol partita lo segni al primo minuto o al novantesimo? Ok, potremmo aprire una lunga discussione su meriti e demeriti di questa leadership dell'Inter ma la sostanza non cambierebbe.
Siamo in testa. Per questa settimana la capolista siamo noi. Gli altri si accomodino dietro e per favore non spingano.

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